Caro-vita, Bergamo resta una delle città più care d’Italia

Secondo i dati provvisori dell’Istat il tasso tendenziale si attesta sul 2,1%, in diminuzione, ma sempre più alto di quello nazionale, fermo all’1,9 per cento

Bergamo continua ad essere una delle più care città d’Italia. Lo confermano le anticipazioni Istat, diffuse ieri dall’unità statistica del Comune di Bergamo (i dati definitivi arriveranno il 14 aprile prossimo), secondo cui a marzo l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (il cosiddetto Nic), nella nostra città, perfettamente in linea con i dati nazionali, registra una lievitazione dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente.

Un po’ meglio va invece sulle rilevazioni calcolate su base annuale dove il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), si attesta a più 2,1 per cento, in calo dello 0,1 per cento rispetto al mese scorso ma comunque distante dalla media nazionale ferma da mesi a 1,9 per cento.

Le uniche due città in Italia a registrare, su base annuale, un’inflazione maggiore a quella di casa nostra sono Torino e Napoli (rispettivamente più 2,4 e 2,2 per cento), mentre dal confronto "mese su mese" emerge che i capoluoghi meno virtuosi sono Milano, Bologna, Perugia, Roma e Palermo (più 0,4 per cento). Eguagliano il più 0,3 per cento di Bergamo: Torino, Trieste, Ancona e Napoli.

Secondo l’Adiconsum, i dati di marzo sono caratterizzati da una forte crescita dei trasporti (più 1,3 per cento) dove sono state registrate in sensibile crescita le quotazioni medie dei carburanti. Un aspetto che preoccupa, dal momento che questi aumenti si ripercuoteranno sulle merci trasportate.

Dello stesso avviso anche l’Ascom di Bergamo, che però ritiene più che altro riconducibili al cambio di stagione i rincari su abbigliamento e calzature.

A questo proposito la situazione a fine marzo risulta la seguente: abbigliamento e calzature (+0,4), ricreazione spettacolo e cultura (+0,3), generi alimentari e bevande analcoliche (+0,1). Su quest’ultimo capitolo pesa l’aumento degli ortaggi (+1,7).

Come per i mesi precedenti, l’unico capitolo in diminuzione è quelle delle «comunicazioni» (meno 0,1 per cento).

Federconsumatori punta il dito sull’Amministrazione comunale: il governo di Palazzo Frizzoni è cambiato, ma il caroprezzi non accenna a fare passi avanti.

In Comune, però, è all’attenzione dell’assessorato al Commercio, che attende il benestare di Commissione e Consiglio comunale per varare - forse nel mese di maggio - il progetto dell’Osservatorio dei prezzi.

L’aumento dell’indice Istat dei generi alimentari viene confermato anche dal panierino locale che, su 23 prodotti complessivi, registra, rispetto al febbraio scorso, 9 aumenti (caffè, olio extravergine d’oliva, petto di pollo, patate, insalata, pomodori per insalata, parmigiano reggiano, detersivo stoviglie a mano, pannolino per bambino), 7 diminuzioni (riso, carne fresca di vitello, mele golden, carne suina con osso, mortadella, vino doc, dentifricio) e infine 7 prezzi rimasti invariati (latte e pane fresco, pasta, omogeneizzati, acqua minerale, detersivo per lavatrice in polvere, carta igienica).

(31/03/2005)

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