Camera, il presidentissimo Sestini:
«Sopravvive soltanto se resta unita»

Il presidentissimo non ha rimpianti. Al timone della Camera di commercio ha cavalcato per oltre tre lustri l’economia bergamasca all’apice della sua grandezza e continua a combattere in prima linea, tenendo a bada la crisi con la sua Siad, ma nelle sue parole non c’è spazio per la nostalgia.

«Avanti, bisogna guardare sempre avanti», non si stanca di ripetere. Roberto Sestini è un pezzo di storia di largo Belotti («però non mi hanno ancora fatto il famoso ritratto dei presidenti: non che abbia fretta…», sussurra tra ironia e un briciolo di scaramanzia): ha raccolto la pesante eredità di Tino Simoncini nel 1992 traghettando la Camera negli anni Duemila, lasciando il timone solo nel 2010 a Paolo Malvestiti.

Presidente, Bergamo sta difendendo con le unghie e con i denti la sua autonomia camerale: come vede questa riforma? C’è il rischio che accanto alle buone intenzioni per snellire la macchina burocratica e i costi, possano esserci rischi per il patrimonio creato in questi anni da Bergamo? «I rischi ci sono, ma la riforma ormai era necessaria: in tempi di spending review, occorreva ridurre assolutamente i costi dopo anni di politica Unioncamere un po’ ondivaga se non miope: per fare un esempio, sono nate nuove Camere come Monza o Lecco e adesso è già ora di tornare indietro. L’importante è non disperdere il patrimonio di esperienze e conoscenze che in questi anni hanno visto eccellere Bergamo. Bisogna che la nuova Giunta si faccia subito sentire appena insediata».

La Giunta, la Camera e il nuovo corso: ha visto il verdetto regionale? Confindustria ne esce con una rappresentanza ai minimi termini… «Questo mi dispiace, ma la crisi non ha fatto sconti a nessuno. Che siano quattro o 10-12 come erano ai miei tempi, sarebbe comunque un gravissimo errore emarginare, da parte dei cosiddetti “vincitori”, la componente confindustriale, che in provincia resta determinante per la nostra economia. Le prossime sfide, difficilissime, si vincono solo mantenendo un sistema coeso. Sarebbe drammatico affrontare i problemi, battersi a favore delle imprese, cercare di adeguarsi a una riforma che comunque limerà tante risorse, con una maggioranza e un’opposizione contrapposta, pronta a mettere sempre tutto in discussione. Faccio un appello all’unità: occorre agire in modo trasversale, parlarsi e individuare pochi punti ma decisivi per lo sviluppo di un territorio, che nonostante tutto, ha le potenzialità per restare molto competitivo. Una volta era importante, ora è obbligatorio: solo unita la Camera potrà sopravvivere».

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