Giovedì 10 febbraio è prevista la giornata di mobilitazione dei lavoratori del gruppo Brembo dopo l’annuncio dell’azienda del piano di riorganizzazione che prevede l’accentramento delle unità produttive del gruppo bergamasco nel nuovo polo industriale di Mapello, il trasferimento in Polonia di alcune produzioni a basso valore aggiunto, e, contestualmente, l’evidenza di 196 potenziali eccedenze in termini di posti di lavoro, ma che l’azienda ha indicato come «riassorbibili» nell’arco di 24 mesi.
Il coordinamento sindacale di gruppo dell’azienda si è riunito oggi alla presenza dei vertici provinciali del sindacato dei metalmeccanici bergamaschi (Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil) proclamando per giovedì 10 febbraio la giornata di mobilitazione.
Il programma delle iniziative proclamate prevede otto ore di sciopero allo stabilimento di San Giovanni Bianco, la ditta che per dimensione (vi lavorano 367 addetti) e localizzazione è la sede che più di ogni altra rischia di subire i maggiori disagi con la pianificata chiusura dell’impianto e conseguente trasferimento a Mapello. Nel corso della giornata di sciopero, in mattinata, a San Giovanni Bianco è previsto che, a sostegno delle iniziative di protesta, si svolga una manifestazione dei lavoratori per le vie del comune brembano. Negli altri stabilimenti del gruppo, invece, il coordinamento sindacale ha proclamato per la giornata di giovedì due ore di sciopero.È stato poi confermato che la prossima settimana nelle realtà dove il sindacato non ha ancora incontrato i lavoratori, si svolgeranno le assemblee di fabbrica (già in calendario per affrontare i temi del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici) durante le quali i rappresentanti dei lavoratori illustreranno i contenuti del piano di riorganizzazione annunciato dall’azienda. Le assemblee, farebbero seguito agli incontri che la dirigenza della Brembo ha avuto con i dipendenti nei due appuntamenti che hanno coinvolto, sabato, i lavoratori della controllata Bibielle Spa di Levate, e domenica mattina, al cineteatro Serassi di Villa d’Almè, i lavoratori del gruppo.
Inoltre, i sindacati hanno concordato di investire le istituzioni del problema, chiedendo il coinvolgimento degli enti territoriali considerato i risvolti sociali che il piano di riorganizzazione, e gli eventuali esuberi che ne dovessero conseguire, avrebbero sul tessuto economico-scoiale della provincia e, in particolare della valle Brembana.
(07/02/2005)
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