Bpu, la Fabi critica il piano industriale

Tagli certi per assunzioni incerte, occasione e posti di lavoro che svaniscono. È su questi concetti che, secondo la Fabi si sviluppa quello che il sindacato autonomo dei bancari ha definito «l’imbroglio» del piano industriale 2005/2007 del gruppo Bpu che ha portato alla rottura delle trattative consumato mercoledì dopo il vertice blitz con la direzione del gruppo bancario di piazza Vittorio Veneto.

La tesi del sindacato è corredata dai numeri: «La perdita dei posti a tempo indeterminato è pari a 1.777 unità - hanno evidenziato i segretari della Fabi responsabili del coordinamento di gruppo Bpu, Paolo Citterio, Attilio Granelli e Giovanni Dalini e il portavoce della Fabi Enrico Iengo, nel corso di una conferenza stampa -: 817 uscite registrate dall’avvio del piano industriale 2003/2006 al 13 dicembre scorso; 30 uscite nelle ultime due settimane del 2004; 85 uscite residue del piano industriale 2003/2005; a cui vanno aggiunte 579 uscite previsti nel piano industriale 2005/2007 a fine 2007; e 266 uscite extra ulteriori». Numeri differenti rispetto a quelli comunicati a metà dicembre: «Quando invece si dichiaravano sinergie complessive per 1.397 risorse nel periodo 2003/2007».

Ad aggravare il quadro, secondo la Fabi, ci sarebbe poi la scelta di Bpu Banca di affiancare a tali esuberi solo «entrate previste a tempo determinato per 599 unità». Un quadro preoccupante che non cambia nemmeno a fronte - sottolineano dalla Fabi - «delle dichiarazioni dell’azienda rilasciate alla stampa nella tarda serata di mercoledì dove indicavano le assunzioni a tempo indeterminato: affermazioni che contrastano con i documenti ufficiali sin qui forniti».

(27/01/2005)

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