Bonduelle investe 12 milioni in hi-tech e qualità prodotti

La Bonduelle di San Paolo d’Argon investe 12 milioni sulla qualità del prodotto. E sul tetto 2.400 pannelli solari.

Dodici milioni di investimenti in tre anni per migliorare la qualità dei prodotti e le condizioni di lavoro dei dipendenti nel segno della sostenibilità. Primo progetto, attualissimo, un maxi impianto fotovoltaico sul tetto dello stabilimento di San Paolo d’Argon. L’obiettivo è spingere l’acceleratore sulla sostenibilità, proseguendo con decisione la strada intrapresa nel 2019.

Ad annunciare i piani di sviluppo di Bonduelle Italia, Federico Odella, 42 anni,dallo scorso luglio amministratore delegato della divisione italiana del colosso francese delle conserve (2,89 miliardi di giro d’affari, 14.600 dipendenti in 100 Paesi del mondo) cui fanno capo lo stabilimento bergamasco e quello di Battipaglia, entrambi dedicati alla produzione della quarta gamma, insalate e verdure in busta pronte al consumo. Insieme fatturano 200 milioni, 406 i dipendenti, quasi trecento in Bergamasca.

«Il progetto dell’impianto è stato avviato prima del caro gas – spiega Odella - ma l’iter delle autorizzazioni è lungo e complesso. Comunque i lavori sono in fase di avvio, l’impianto sarà operativo a marzo 2023. A San Paolo d’Argon verranno installati circa 2.400 pannelli su superficie coperta di 6.800 mq. Un impianto analogo verrà realizzato a Battipaglia . A regime, con energia autoprodotta da fonti rinnovabili riusciremo a coprire circa 15% del nostro fabbisogno annuo che è di 12 GHw, sette dei quali per lo stabilimento di San Paolo d’Argon dove vengono lavorate 160 milioni di buste di insalata l’anno. Il piano di investimenti da 12 milioni da qui al 2024 è nel segno della sostenibilità e ci permetterà di avere sempre impianti d’avanguardia per migliorare la qualità dei prodotti e le condizioni di lavoro dei collaboratori, molti dei quali donne. “La persona al centro” per noi non è uno slogan».

Nel 2019 avete lanciato un ambizioso programma green, a che punto siete?

«A buon punto tenendo conto che nel mezzo c’è stata una pandemia. Oggi tutte le buste per le insalate sono fatta con plastica riciclata. Abbiamo, inoltre, ridotto lo spessore delle latte delle conserve risparmiando, in Europa, 1.500 tonnellate di alluminio in 3 anni. Il materiale che le avvolge non è più in plastica ma in cartoncino 100% riciclabile e certificato Fsc. Nel 2019 abbiamo lanciato, prima azienda in Italia, il mais senza pesticidi, nel 2020 è stata la volta dell’insalata iceberg. Lo scorso anno sono stati introdotte diverse verdure surgelate senza pesticidi con l’obiettivo di ampliare la gamma. Bonduelle è impegnata affinché tutti i produttori di ortaggi freschi abbandonino, entro il 2025, l’impiego di pesticidi. Grazie alla gestione della rete idrica, abbiamo ridotto il consumo di acqua del 5,9%. Le insalate vengono lavate limitando gli sprechi: per 100 gr di insalata utilizziamo 2,5 litri di acqua, indicativamente 10 volte meno dell’acqua utilizzata nel lavaggio a casa. Un discorso, quello della sostenibilità, che Bonduelle porta avanti insieme all’intera filiera, produttori in primis. Oggi l’80% delle verdure fresche che lavoriamo viene coltivato in Italia e Bergamo è uno dei territori più importanti».

I produttori però ora chiedono di essere pagati di più, anche a fronte degli investimenti fatti per migliorare la qualità.

«Discorso delicato. Nelle scorse settimane a Roma è stato convocato un tavolo al ministero che ha visto la presenza di tutti gli attori della filiera compresa la grande distribuzione, il convitato più importano quando si parla di politiche dei prezzi».

Questo cosa significa?

«Che stiamo andando verso la giusta direzione, positivo il dibattito che si è aperto tra le organizzazioni dei produttori e la grande distribuzione. La crescita dell’inflazione non aiuta anche se, al contrario di molti generi alimentari, la quarta gamma non ha subito aumenti di prezzo. Detto questo, la marginalità in questo momento è bassa».

Come mai?

«Per l’ incremento dei costi di produzione, trasformazione e trasporto. Spesso il consumatore non si rende conto del lavoro e degli investimenti che ci sono dietro una busta d’insalata di qualità. Basta un numero per rendere l’idea: nei nostri stabilimenti facciamo 10 mila controlli l’anno sulle insalate, garantiamo il mantenimento della catena del freddo a 4 ° durante tutto il ciclo di lavorazione e fino al momento dell’acquisto, Questo ci permette di tenere alta la qualità che per noi è fondamentale. Chi acquista una busta di insalate Bonduelle può stare sicuro di quello che mangia».

In che misura un brand di peso come Bonduelle può incidere sulla politica dei prezzi?

«Siamo un’azienda leader di mercato in Italia,per quanto riguarda la quarta gamma copriamo una quota del 15% che sale oltre il 30% in alcune regioni del Centro, ma non siamo certo un colosso! Le insalate Bonduelle si posizionano nel segmento premium ma ci confrontiamo con un mercato che per oltre il 60% è coperto da insalate private label, cioè con il marchio del distributore finale ( grande distribuzione, ndr), che non sempre punta sulla qualità. Questo purtroppo comporta una compressione del valore lungo tutta la filiera».

Come si trova a Bergamo?

«Benissimo, ho trovato conferma di quello che si dice dei bergamaschi: grandi lavoratori e con una spiccata attitudine al problem solving. Rafforzare il legame di Bonduelle con il territorio è tra i miei obiettivi, il brand è francese ma noi siamo italianissimi».

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