Bergamo non rinuncerà al Natale
Ma si cercano doni utili e low cost
La crisi rallenta la corsa agli acquisti: il 57% degli italiani spenderà meno dell’anno scorso. I bergamaschi non fanno eccezione: per mettere i pacchi sotto l’albero non si andrà oltre i 170 euro. Si cerca il dono utile e di qualità, possibilmente low cost.
La crisi non ferma la corsa al regalo di Natale, ma di sicuro la rallenta. Secondo un sondaggio Confesercenti-Swg il 12% degli italiani – circa 5,4 milioni di persone – ha intenzione di spendere per i doni più dello scorso anno: una quota in salita di tre punti rispetto al 2012 e la prima inversione di tendenza dal 2010. Ma si tratta di un segnale troppo timido.
Nel complesso lo scenario continua a riflettere le difficoltà economiche del periodo: il 31% dice che per i regali spenderà la stessa cifra del 2012, il 57% spenderà addirittura meno. I bergamaschi non fanno eccezione: al pacco sotto l’albero non si rinuncia, ma con giudizio e a prezzo di qualche sacrificio. La spesa media totale oscillerà attorno ai 170 euro.
“Anche quest’anno sarà un “Natalino” – sottolinea Dario Franchina, titolare dell’omonima enoteca di Casnigo – Rispetto all’anno scorso non si vedono segnali incoraggianti. La spesa media per dei vini o per un cesto si aggira sui 50 euro, in pochi spendono di più. La crisi si sente, anche perché la nostra zona porta ancora addosso i segni del collasso del settore tessile. Tutti preferiscono aspettare gli ultimi giorni per vedere quanti soldi sono rimasti”.
Le abitudini stanno cambiando: il dono si sceglie con maggior attenzione, badando a spendere bene e possibilmente poco. “Il libro continua ad essere uno dei regali preferiti – spiega Roberto Squinzi, proprietario della libreria Alessia di Fiorano al Serio – Ma i più venduti sono i volumi economici, con un prezzo che varia tra i dieci e i dodici euro. I bestseller si comprano nei centri commerciali, dove magari c’è lo sconto. Le piccole librerie non possono permetterselo ma in compenso possono fornire consigli preziosi: è questo il nostro valore aggiunto. Sta andando bene il libro per ragazzi: costa meno di un gioco ed è più utile”.
L’attenzione alla qualità è una caratteristica emergente anche nel settore delle calzature e dell’abbigliamento: meno apparenza, più sostanza.“Invece che tre o quattro paia di scarpe si preferisce acquistarne uno solo, però di grande qualità, che possa durare più a lungo – spiega Giordano Facchinetti, titolare del negozio Mager di Sant’Omobono –. Ormai la gente si preoccupa di sapere da dove viene il prodotto e con quali materiali è stato realizzato. Tra i più scrupolosi ci sono proprio i cinesi, che rifiutano la merce proveniente dal loro Paese... Si vede qualche segnale di ripresa, ma si tratta di un’eccezione: la Valle Imagna è lontana dai grandi centri commerciali, dunque c’è meno concorrenza”. A risentire in modo pesante della crisi sono le gioiellerie medie. “La gente viene da noi per togliersi qualche soddisfazione, ma se mancano i soldi in tasca tutto diventa difficile – si sfoga Cristian Del Prato, gioielliere di Verdello – Il nostro settore è il primo a risentire della crisi e l’ultimo a ripartire. Anche quest’anno gli affari stanno andando abbastanza male, sulla stessa linea dell’anno scorso. Speriamo di rifarci almeno in parte negli ultimi giorni”.
“In questi giorni i nostri commercianti, da diverse parti del territorio provinciale, ci segnalano difficoltà crescenti per le imprese, dimostrando come l’uscita dalla crisi non sia così a portata di mano” commenta dott. Filippo Caselli, vice direttore Confesercenti Bergamo. “Occorrono decisioni immediate e coraggiose per ridare fiducia alle imprese e alle famiglie e per questo attendiamo
di valutare la legge di stabilità, in queste ore in discussione in Parlamento. Sul territorio provinciale, in questo periodo, le associazioni locali dei commercianti e molti distretti aiutati dalle amministrazioni locali, hanno lavorato con molto sacrificio per garantire, nonostante tutto, il giusto clima di contesto che favorisca l’atteso momento degli acquisti”.
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