Benzinai, anno nero: 30 chiusure
I clienti pagano con le monetine
«Siamo in ginocchio e non lo dico tanto per dire: proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ho dovuto chiudere uno dei miei distributori. La gente non ha più soldi per la spesa, figuriamoci per fare benzina».
«Siamo in ginocchio e non lo dico tanto per dire: proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ho dovuto chiudere uno dei miei distributori. La gente non ha più soldi per la spesa, figuriamoci per fare benzina».
Parole amare quelle di Giuseppe Milazzo, presidente dei benzinai Ascom di Bergamo, chiamato ogni settimana a fronteggiare quello che lui chiama «un bollettino di guerra». «Non si contano più i colleghi che gettano la spugna, la situazione è disarmante, anche perché abbiamo netta la sensazione di essere abbandonati a noi stessi - rileva Milazzo -. Fino a qualche anno fa i nostri margini, pur non essendo alti, potevano considerarsi accettabili, ma già dal 2010- 2011 la situazione è diventata insostenibile».
«C’è chi prova a resistere, sempre sperando in un miglioramento, ma alla fine è costretto ad arrendersi. Ho chiuso il mio distributore di Grassobbio perché economicamente era da mesi in perdita. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: vendite in picchiata e azzeramento dei margini di guadagno. Se poi consideriamo anche il fisco che tartassa il settore con incrementi record della accise, il quadro diventa tragico».
Al punto che in altre parti d’Italia «c’è anche chi - ricorda Milazzo -, oppresso dai debiti, decide di farla finita. Mai avrei pensato che sarebbe andata a finire così, perché una volta fare il benzinaio, con il boom dei consumi, era considerato un mestiere da privilegiati». Invece il 2013 passerà alla storia come un annus horribilis per la categoria: «Solo in Bergamasca, a fronte di 7-8 aperture, ci sono state ben 30 chiusure: una strage, specie perché si sono portate dietro una perdita secca di quasi un centinaio di posti di lavoro».
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