Bcc Treviglio: Bonacina si dimette
«Amareggiato, trattato male»
La notizia delle dimissioni di Gianfranco Bonacina da presidente della Cassa rurale ha cominciato a circolare a Treviglio mercoledì in tarda mattinata, ma la presa d’atto, molto gelida, del consiglio di amministrazione, era della serata di martedì. Una telefonata all’interessato, e via.
Una notizia talmente inattesa che ha sorpreso i tanti che la giudicavano inverosimile, in quanto l’identificazione tra banca e presidente era praticamente totale. Solo nel pomeriggio molti imprenditori, soprattutto artigiani, hanno cominciato a cercare il presidente dimissionario per esprimergli solidarietà, ma Bonacina é stato praticamente irreperibile.
Tutto si è consumato tra sabato e martedì, in due consigli che i partecipanti descrivono peraltro senza tensioni: prima c’é stata la formazione di una maggioranza inedita (anche perché tutto funzionava normalmente all’unanimità), poi la nomina di un vicepresidente vicario (l’imprenditore Giovanni Grazioli) in assenza del presidente che doveva proporlo, e infine delibere sempre non concordate con la governance in carica, che hanno portato a dimissioni che, all’esito di tutto questo, non possono certo essere considerate fisiologiche. Il presidente, scrivendo ai dipendenti, lo ha detto: «mio malgrado».
Un fatto senza precedenti nella storia centenaria di una banca in cui i problemi venivano risolti senza clamori e senza scontri palesi di interessi o di potere. In fondo, era la banca di mons. Portaluppi, che l’aveva fondata sui principi della solidarietà e del bene comune, fatta poi grande da Alfredo Ferri.
«Beh, come vuole che stia: sono amareggiato, mi sono sentito trattato male» ha commentato Bonacina.
«Io sono innamorato di questa banca. Qui dentro ho speso una vita: 46 anni».
Due pagine su L’Eco di Bergamo del 2 ottobre
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