Banche, l’istruttoria alle parti dell’Antitrust
«Intesa-Ubi allo stato non autorizzabile»

L’Antitrust ritiene che la concentrazione tra Intesa e Ubi «non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata».

L’Antitrust ritiene che la concentrazione tra Intesa e Ubi «non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata» in quanto idonea a «produrre la costituzione e/o il rafforzamento della posizione dominante» di Intesa «in numerosi mercati» senza che l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda a Bper «possa essere preso in considerazione, quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali». È quanto emerge dalla comunicazione delle risultanza istruttorie alle parti, visionate dall’Ansa.

L’Antitrust, si legge nel documento che è stato anticipato da «Il Messaggero», ha fissato per il 18 giugno il termine «di chiusura della fase di acquisizione degli elementi probatori» e ha autorizzato le parti a «presentare memorie scritte e documenti» fino al 15 giugno. Le parti avranno il «diritto di essere sentite innanzi al collegio», che ha fissato nel 18 giugno la data dell’audizione collegiale. Al termine della quale il procedimento entrerà nella fase decisoria, rispetto alla quale le risultanze istruttorie non precludono alcun esito. Una volta acquisito per il parere non vincolante dell’Ivass, per il quale c’è un termine massimo di 30 giorni, il collegio dovrà chiudere entro i 60 giorni lavorativi dall’avvio dell’istruttoria il procedimento, per cui una decisione è attesa nella seconda metà di luglio.

Nelle conclusioni delle «risultanze istruttorie» l’Antitrust rileva che la concentrazione è in grado di ridurre «in maniera sostanziale e durevole la concorrenza» su una serie di mercati «in ragione dell’elevata quota di mercato e livello di concentrazione raggiunta, accompagnati da una distanza significativa dal secondo operatore di ciascuna area e in considerazione della capacità “disciplinante” di Ubi nei confronti delle maggiori banche».

L’offerta non concordata di Intesa su Ubi «cela la volontà di eliminare un operatore temibile e conferma l’assoluto valore competitivo di Ubi»: è quanto ha argomentato Ubi davanti all’Antitrust, sulla base delle risultanze istruttorie inviate dall’Authority alle parti. Secondo Ubi l’ops elimina un soggetto capace «di esercitare una significativa pressione concorrenziale» e «l’unico competitor» di medie dimensioni in grado «di creare nel breve/medio periodo un terzo polo alternativo» a Intesa e Unicredit.

L’ops di Intesa su Ubi è «connotata da profili pro-competitivi, in quanto, distanziando il posizionamento di Intesa da quello di Unicredit» può «limitare il rischio di collusione tacita e di effetti di coordinamento, tipici di contesti in cui operano pochi soggetti con analogo posizionamento». Inoltre permetterebbe di «trasferire una parte sostanziale» delle efficienze create «ai consumatori». Sono invece le considerazioni svolte da Intesa all’Antitrust, secondo quanto sintetizzato nelle risultanza istruttorie dell’Authority.

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