«Bancario? No, lavoro il vetro»
A Bonate per Missoni fino a Gucci

«I miei genitori mi vedevano già in banca, col posto fisso e sicuro e con quel diploma di Ragioneria in tasca che a me metteva una gran tristezza». Parte da qui Salvatore Rota e racconta la sua azienda, la Vetraria Imagna.

«Non ero fatto per gli uffici e per fortuna che eravamo tanti fratelli e c’era bisogno di soldi a casa: così, mentre studiavo da ragioniere, mi inventavo vetraio, apprendista in un’azienda della Bergamasca. E mi divertivo». Salvatore Rota ha 56 anni, originario di Almenno, nel 1982 ha aperto con suo fratello Claudio la Vetraria Imagna. Prima a Brembate e poi a Bonate Sopra.

«In famiglia si masticava di arredamento, mio padre aveva una falegnameria, ma il vetro era considerato materiale pericoloso, off limits. Forse per quello che l’ho sempre amato». Perché ama le sfide, Rota, quelle dei tempi che cambiano, e di un mercato difficile e sempre veloce, «che chiede continue competenze e specificità». Lo ha spiegato anche all’incontro organizzato con la Camera di Commercio, secondo appuntamento previsto dal Comitato per la Promozione dell’imprenditorialità femminile: «La maggior parte del nostro vetro è italiano, poi c’è anche quello tedesco e dei Paesi dell’Est».

Lastre di vetro lisce e pesantissime, infiniti fogli trasparenti da sagomare e lucidare, forare e laserare, colorare, sezionare e assemblare: «Già da anni abbiamo lasciato il mercato dell’edilizia per dedicarci a quello dell’arredamento e del design: questo significa investire in tecnologia. Negli ultimi 5 anni abbiamo speso 1 milione di euro perché credo che sia l’innovazione a fare la differenza, a darci quel quid utile per essere sempre all’avanguardia, rispondendo alle richieste del mercato, sempre più esigente».

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