Az Fiber, oltre 30 rischiano il posto
Cisl propone part time e pensionamenti

È stato confermato il numero di 31 lavoratori sui quali Meccano (società specializzata nel rilancio di aziende in crisi) vorrebbe imbastire il rilancio della Az Fiber, l’azienda di Arcene che produce apparecchiature elettromeccaniche e che da qualche tempo vive una profonda crisi che ha colpito la produzione e rischia di compromettere la tenuta occupazionale.

Insomma più della metà dei 66 dipendenti resterebbe senza lavoro. Il dato è stato confermato martedì mattina nell’incontro nella sede di Confindustria a Bergamo, tra azienda e sindacato.

«Dalla direzione dell’Az – dice Luca Nieri, segretario di Fim Cisl Bergamo – ci è giunta la conferma dell’intenzione di affidare a Meccano il ridimensionamento dei costi e il riposizionamento sul mercato dello stabilimento, al fine di un successivo trasferimento a nuovi proprietari».

Sul numero, 31 appunto, è stata lasciata aperta la porta alla trattativa. L’idea della vendita si basa sulla sicurezza che Az ha un prodotto appetibile e un giro di clienti fidelizzati.

«Non si comprende però – continua Nieri - perché gli Uffici tecnico e qualità vengano cancellati e l’ufficio vendite molto ridimensionato. Sono brutti segnali, di un’operazione di semplice ristrutturazione ai fini di un guadagno immediato».

La Fim ha avanzato una serie di richieste sulle quali le parti hanno deciso di riflettere, e riguardano proprio la componente occupazionale della società. Accompagnamento alla pensione, incentivi all’esodo, strutturazione di part time e impegno alla ricollocazione presso clienti o aziende del territorio «sono gli sforzi che AZ deve compiere per garantire a tutti gli attuali lavoratori di valutare appieno ogni possibilità, e ampliare le occasione per ognuno di restare nel mondo del lavoro, in un momento storico e in un territorio già fortemente compromessi dalla crisi economica».

Rimane poi la questione delle relazioni sindacali. «Ci sembra alquanto insolito che un’organizzazione abbia già fatto l’incontro con l’azienda venerdì scorso, quando l’invito ufficiale parlava di un’unica data, quella di martedì. Appare invece preoccupante che sempre in quell’incontro si siano fatti numeri, nomi e liste diversi da quelli contenuti nella comunicazione dell’azienda. Le relazioni buone si basano su rapporti corretti. Solo questi possono portare a soluzioni buone per azienda e lavoratori».

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