Economia / Bergamo Città
Lunedì 05 Ottobre 2015
Artigiani, Jobs Act abolisce fondo anticrisi
«Danno per 1.000 lavoratori lombardi»
Il Jobs Act abolisce il fondo anti-crisi nel settore artigiano. Cgil-Cisl-Uil Lombardia: «Un errore da correggere subito. Circa 1.000 i lavoratori in regione che resterebbero senza ammortizzatori».
«Con la definitiva entrata in vigore del nuovo decreto sugli ammortizzatori sociali pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 settembre – si legge in una nota dei sindacati – il settore dell’artigianato si è trovato di fronte ad una sorpresa negativa e inaccettabile. L’abolizione delle norme in vigore per dare spazio ai nuovi ammortizzatori ha anche abrogato la legge che prevedeva il funzionamento di FSBA (Fondo di Sospensione Bilaterale dell’Artigianato), il fondo costituito dalle associazioni artigiane e sindacati che permette di destinare le risorse della bilateralità, cofinanziate dall’Aspi dell’Inps, per casi di crisi aziendali, contribuendo per un massimo di 90 giorni a sostenere il lavoratore artigiano che resta temporaneamente senza lavoro».
«La sorpresa è stata fornita da un messaggio Inps del 30 settembre con il quale non solo si blocca questo strumento, ma addirittura si negano tutti i pagamenti dal 24 settembre in avanti anche alle aziende e ai lavoratori che per crisi avevano già chiesto da tempo di poter accedere al Fondo».
«È un atto grave in quanto colpisce un settore particolare come il settore artigiano, che va subito corretto da parte del governo - denunciano Giacinto Botti, Roberto Benaglia e Claudio Mor responsabili del settore artigiano per Cgil Cisl Uil Lombardia -. Il fondo di sostegno al reddito FSBA è un importante strumento che, in attesa dei nuovi ammortizzatori che per questo settore partiranno solo a metà 2016, sta dando un aiuto concreto ai lavoratori e alle aziende con difficoltà di commesse e lavoro. Oltretutto non sono assolutamente terminate le poche risorse pubbliche (20 milioni di euro) con cui questo Fondo veniva cofinanziato”.
«Abolire il sostegno e addirittura pensare di non pagare dal 24 settembre chi aveva già fatto richiesta a fronte di una norma valida e chiara - proseguono i sindacalisti - sarebbe una grave scelta e una beffa inaccettabile. Denunciamo con forza questa situazione e chiediamo sostegno a tutti i parlamentari lombardi affinché il governo cambi orientamento e, in pochissimi giorni, faccia in modo che le disposizioni Inps vengano ritirate e corrette».
In Lombardia sono già 500 i lavoratori che stavano utilizzando questa piccola«cassa integrazione fatta in casa» e altre centinaia, per un totale di circa 1.000 lavoratori coinvolti, ne avrebbero fatto richiesta entro fine anno. «Attendiamo segnali concreti questa settimana - concludono Cgil Cisl Uil Lombardia - altrimenti alzeremo la protesta, chiedendo alle controparti datoriali di prendere posizione rispetto a questa giusta battaglia, anche con azioni comuni a difesa di un settore ancora coinvolto e segnato dalla crisi».
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