Annacquata anche l’annata agraria
Coldiretti: «Danni per 13 milioni»

Si stima infatti che le piogge prolungate, trombe d’aria, grandinate, sbalzi termici e tracimazioni di torrenti e canali, tra danni diretti e indiretti, abbiano causato perdite per circa 13 milioni di euro all’agricoltura bergamasca.

Lo scrive la Coldiretti precisando che sono stati colpiti diversi punti del territorio provinciale, con effetti che hanno interessato un po’ tutti i comparti.

È stata un’annata segnata dal maltempo con i produttori costretti non solo a fare i conti con la generale crisi economica ma anche ad affrontare i danni causati da una stagione «impazzita» dal punto di vista meteorologico.

La prima stima di Coldiretti Bergamo - tutti i dettagli nell’allegato - è stata presentata il giorno di S. Martino che tradizionalmente segna l’inizio della nuova annata agraria ed è quindi momento di bilanci.

«ll settore archivia una stagione che è stata “sconvolta” da un andamento climatico del tutto anomalo – spiega il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – e che ha presentato un contro estremamente salato in termini di danni alle strutture, cali produttivi e maggiori costi a carico delle imprese».

«Se la vendemmia - sottolinea Brivio - si appena conclusa con un meno 30 % di produzione, la raccolta delle olive si preannuncia praticamente dimezzata rispetto agli anni scorsi. Anche la produzione di miele ha avuto una riduzione del 50% e per alcune tipologie anche dell’80%. Difficoltà si sono riscontrate anche in montagna sia sul fronte degli alpeggi che sulla fienagione, dove gran parte del foraggio è andato distrutto».

Il maltempo ha pesato sul comparto agricolo anche in termini di flessione dei consumi di frutta e verdura oltre che di presenze nelle aziende agrituristiche. Tutto sommato sono invece abbastanza soddisfacenti i raccolti di mais, altri cereali e colza in pianura, dove le piogge abbondanti, quando non sono cadute in modo anomalo, hanno permesso di risparmiare sulle spese per l’irrigazione.

Ma sono anche altre le criticità che pesano sull’agricoltura bergamasca. Per la zootecnica da latte non si intravedono al momento spiragli positivi per quanto riguarda il nodo cruciale del prezzo del latte corrisposto ai produttori. Il precedente accordo è ormai scaduto e nonostante gli indicatori di mercato dicano che ci siano le condizioni affinché la remunerazione si mantenga almeno sui livelli attuali, la parte industriale insiste nel tenere un atteggiamento miope.

«L’export delle principali produzioni casearie è in costante aumento – evidenzia Brivio –, inoltre il prezzo al consumo del latte e dei sui derivati è tutt’altro che diminuito. Se le quotazioni di Grana e Parmigiano hanno subito un calo, in generale per tutte le altre le altre Dop la situazione è stabile se non in crescita. Se l’industria di trasformazione non tiene conto di questi elementi vuol dire ha una visione distorta della realtà. Non si possono sempre scaricare sui produttori le inefficienze di un sistema che va radicalmente rivisto. Senza un prezzo adeguato è in gioco la sopravvivenza di numerosi allevamenti».

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