Economia / Hinterland
Mercoledì 30 Marzo 2016
A Bagnatica riparte I Pinco Pallino
Si affida a Cossu, «finanziere-filosofo»
I Pinco Pallino riparte. E lo fa con il nuovo amministratore delegato Antonio Cossu e una data: la chiusura del concordato aperto il 13 novembre 2013 e l’acquisto definitivo da parte del fondo cinese Lunar Capital del marchio, lo scorso 28 luglio.
«In Pinco Pallino sono arrivato 2 anni fa: mi sono occupato degli anni complicati del concordato, anni di profonde ferite e difficoltà. Abbiamo pagato lo scotto del passato ma ora la strada è più pianeggiante: gli ultimi mesi ci hanno permesso di approntare il lavoro con maggiore serenità e strategia di azione» spiega il nuovo ad, originario della provincia di Alghero, una laurea finanziaria a Siena e una lunga esperienza in Petit Bateau.
Con un passo indietro che fanno i sindacati: «Il concordato è stato omologato con l’accordo di pagare gli arretrati al 100% a tutti i dipendenti: si tratta di oltre un milione e 109 mila euro – spiega Terry Vavassori, responsabile Fisascat-Cisl -. Privilegiati i fornitori, che acquisiranno il 25%, per i chirografari il 5,65%».
A luglio l’acquisto del marchio: «Il fondo ha creduto nel progetto – continua Cossu -. Per Pinco Pallino stiamo facendo progetti anche sui 10 anni di lavoro: questo è l’unico marchio non cinese interno al comparto infanzia di Lunar, “Little Star Brands”».
E Cossu conferma i passati problemi di liquidità, le difficoltà con i fornitori, la collezione estiva del 2014 che ha subìto un blocco nelle consegne: «Comprensibile la nostra difficoltà a rientrare sul mercato, ma ora siamo ripartiti dalla produzione, ricreando la rete dei fornitori, tutta made in Italy».
In Bergamasca? «Le lavorazioni più di pregio ed elaborate». Lo stile a Bagnatica con Umberto Consiglio, dopo due anni di Young Versace e 11 anni in D&G Junior: ha disegnato l’ultima collezione, con 150 capi che passano da abiti dai ricami tridimensionali a capi in neoprene e felpe bouclè laminato.
E proprio a Bagnatica lavorano 32 dipendenti: «Prima del concordato in sede c’erano 55 lavoratori, con l’affitto del ramo d’azienda sono scesi a 32, di cui 16 della vecchia società e 16 nuovi acquisti» commenta l’ad. In tutto sono 38 coloro che non sono rientrati nella Ipp: «Alcuni hanno scelto un nuovo percorso e per altri non c’erano più i presupposti» aggiunge.
Con l’amarezza dei sindacati: «Fermo restando che l’ottimale sarebbe stato che tutti i lavoratori passassero nella nuova società, è altrettanto vero che rischio era l’acquisto del solo marchio. Da qui la mezza, e amara, vittoria» commenta Terry Vavassori. Ma Cossu garantisce prospettive di crescita: «Dopo aver chiuso il 2013 a 4 milioni e mezzo, lo scorso anno siamo arrivati a 5 milioni e mezzo. Obiettivo 2016 è di crescere di un altro milione, soprattutto spingendo verso l’estero: l’80% del business arriva da Est, Cina in primis».
Sono invece 2 i milioni di perdite nel 2015: «Nel 2014 erano 2 milioni e 300 mila: in questi anni Lunar ha investito nel progetto oltre 8 milioni». E investirà ancora, pensando anche a una rete commerciale in Europa: «Attualmente Ipp è proprietaria di due negozi, a Milano e Roma, e due outlet. Poi ci sono i sette negozi a Doha e in Cina. Siamo appena tornati dalla Arab Fashion Week: chiuso il monomarca a Dubai, ora siamo alle Galeries Lafayette del Dubai Mall».
E Antonio Cossu aggiunge: «Il rilancio parte da qui: non produciamo solo abiti, ma ci impegniamo costantemente nella ricerca e qualità, lanciando progetti inediti» afferma l’ad che annuncia una collaborazione con l’istituto Naba, per un capo da disegnare in collezione e uno stage in azienda. Inoltre nella collezione primavera/estate 2017 ci sarà una capsule ispirata al libro illustrato «Facce» edito da Topipittori di cui I Pinco Pallino firmerà anche una versione speciale. «La moda dei bambini deve essere una favola – conferma Cossu -. Da qui anche l’idea di Egle, personaggio di fantasia che è disegnato sui nostri vestiti». Sorride Cossu e ammette: «Sono un finanziere filosofo, ma questa è la giusta ricetta per lavorare per i bambini».
Fabiana Tinaglia
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