L'Iparc dichiarata fallita
«Ma continuiamo a lavorare»

Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato il fallimento dell’Ipas, l’associazione nazionale che si occupa di attività sociali: ma più nota è l’Iparc che dell’Ipas è un’emanazione. L’Iparc (Istituto permanente attività ricreative e culturali) si occupa infatti in particolare di viaggi e vacanze e a Bergamo è molto noto soprattutto per via della sua attività riguardante gli anziani, a cominciare dai soggiorno invernali in località marine. All’interno dell’associazione Ipas, l’Iparc è la realtà economica più rilevante. E il fallimento è stato dichiarato proprio in seguito alla situazione economica dell’Iparc, la cui sede si trova proprio nella nostra città, in via Angelo Mai, angolo in via Martiri di Cefalonia.

Il fallimento è stato dichiarato dal Tribunale di Bergamo il 2 ottobre scorso, curatore fallimentare è stato nominato Giorgio Berta. Che cosa succede a questo punto? Ugo Benedetti, fondatore e presidente dell’Ipas è amareggiato: «È nato tutto da un dissesto economico della nostra Iparc. Abbiamo sperato fino all’ultimo, abbiamo fatto di tutto per evitare questa conclusione. Abbiamo garantito tutti i nostri associati-clienti, onorato gli impegni per tutta l’estate, viaggi, prenotazioni, tutto. E adesso andremo avanti, gli uffici restano aperti, cercheremo di onorare tutti gli impegni presi con le persone. Ma in ogni caso dovremo attendere le decisioni che verranno prese dal curatore fallimentare, Berta».

L’Ipas-Iparc era stata fondata nel 1991 a Bergamo, proprio su iniziativa di Ugo Benedetti. Inizialmente la sede era in un bugigattolo di via Fantoni, poi si era trasferita nella bella vetrina di via Angelo Mai, all’angolo con via Martiri di Cefalonia. A Bergamo era conosciuta per le numerose iniziative rivolte alle fasce sociali meno forti, anziani e studenti per esempio. Vacanze invernali, gite di un giorno, soggiorni a basso costo. Racconta Ugo Benedetti: «Quando abbiamo fondato la nostra associazione pensavamo alle esperienze dei Cral aziendali che in quegli anni, fine Ottanta-inizio Novanta, già vivevano un momento di declino. Pensammo che quella esperienza di associazionismo riguardante le vacanze e il tempo libero era preziosa, da non perdere, riguardava il piacere di stare insieme, lo spirito di aggregazione. E questo è sempre stato lo spirito dell’associazione, lo seguivamo anche nell’organizzazione dei viaggi: fare in modo che la gente si incontrasse, favorire l’aggregazione, lo stare insieme». Ma come si è arrivati al fallimento? Che cosa ha provocato questo forte dissesto economico? Spiega di nuovo Benedetti: «Nell’aprile scorso abbiamo firmato un contratto importante con un grosso tour operator, in forza di questo impegno ci siamo esposti con le banche. Poi è successo che questo tour operator ha fatto marcia indietro, il contratto è decaduto. Aggiungiamo che questo è un momento difficile per tutti: così ci siamo trovati senza i mezzi per potere onorare gli impegni con le banche, in particolare due banche cittadine. Abbiamo chiesto pazienza, abbiamo chiesto tempo, ma le banche non hanno accolto le nostre richieste e hanno presentato istanza di fallimento. Sono molto amareggiato perché questa nostra realtà è importante, soltanto a Bergamo abbiamo diecimila associati, diecimila persone che si sono rivolte a noi per corsi, incontri, vacanze... E l’assurdo è che mentre noi paghiamo con il fallimento, il tour operator che ha causato il nostro grave dissesto non ha subito alcuna conseguenza. In qualche modo ci rifaremo, anche se dovessimo ripartire da zero. Abbiamo dodici dipendenti e sono preoccupato molto per loro, ma anche sono preoccupato per gli impegni che avevamo già preso, i Comuni con i quali avevamo concordato i soggiorni invernali... Penso che questa nostra situazione sia comunque legata alla grossa crisi del settore».

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