Nembro, la «Filo di fate»
ha ricucito lo strappo al lavoro

L'esperimento è riuscito: nasceva infatti un anno fa a Nembro l'idea di Filo di fate. La camiceria Lorenzini aveva appena maturato la decisione di cessare l'attività e poteva sembrare una scommessa quella di un dipendente che si metteva in proprio e riusciva anche a mantenere il posto per qualche collega in un settore difficile come l'abbigliamento.

Se scommessa era, adesso si può dire che è stata vinta. Filo di fate continua la sua attività di produzione, che nel frattempo si è estesa dalle camicie ad altri capi, come ad esempio gli scialli di cashmere.

«Perché per stare sul mercato bisogna essere flessibili e noi siamo pronti a metterci in gioco producendo qualsiasi capo ci venga richiesto compatibilmente con la nostra attività». Parola di Rosa Anna Biava, che nel novembre dell'anno scorso si è lanciata nell'avventura di Filo di fate srl, camiceria nata dall'intraprendenza di Massimo Pomari, che da ex dipendente della Lorenzini di Nembro, azienda specializzata nella produzione di camicie di alta qualità che ha cessato l'attività nell'agosto del 2008, si è trasformato in imprenditore.

E dopo dieci mesi di attività di Filo di fate, che ha sede in via Vasvecchio a Nembro, in uno degli ex capannoni della Lorenzini, Rosa Anna Biava, responsabile dell'azienda, traccia un bilancio della situazione. Bilancio tutto sommato positivo, considerato che la nascita dell'azienda è avvenuta in un periodo di piena crisi economica: «Questi mesi per noi hanno rappresentato una sorta di test, perché abbiamo avuto modo di capire quali richieste potevamo soddisfare e che livello poteva raggiungere la nostra produzione».

E grazie alla competenza del personale, tutte donne a parte il titolare, di cui quindici sono ex dipendenti della Lorenzini, mentre due lavoratrici erano in mobilità in un'altra azienda tessile, Filo di Fate ha deciso di specializzarsi in produzioni di alta qualità.

Tutti i dettagli su L'Eco di bergamo del 26 agosto

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