La Provincia sottolinea però aspetti tecnici che lasciano ben sperare sulla disponibilità in tempi brevi delle nuove risorse. Il governo, infatti, s'impegna con l'intesa a dare tempestiva attuazione a una previsione del decreto anti-crisi (legge 2 del 28 gennaio 2009) che consente da subito di assegnare una quota dei fondi disponibili direttamente alle Regioni ed eventualmente alle Province.
A questo punto, si tratta di capire quanti fondi arriveranno sul territorio. Per la Lombardia si parla di 100 milioni, insufficienti per il segretario generale della Cgil provinciale, Luigi Bresciani: «Ce ne vogliono di più. Se la crisi è nel manifatturiero e il grosso del manifatturiero è in Lombardia, che su 8 miliardi arrivino 100 milioni, mi sembra poco».
Per Bergamo, la Provincia si farà portavoce in trattativa di una richiesta di circa 10 milioni. «Se la tendenza di gennaio e febbraio dovesse essere confermata in corso d'anno - dice l'assessore al lavoro Giuliano Capetti -, si presume che la necessità sia in aumento rispetto al 2008 anche di tre, quattro volte. Questo vuol dire che se l'anno scorso in linea di massima abbiamo usato circa 3 milioni per le aziende con meno di 15 dipendenti, quest'anno ne serviranno almeno una decina». La stima coincide con le prime valutazioni di massima fatte dalla Cisl. «Solo considerando gli effetti della crisi sulle piccole aziende con meno di 15 dipendenti e i settori non coperti del terziario, pensiamo che per i prossimi dieci mesi siano necessari 10 milioni», dice il segretario generale, Ferdinando Piccinini, che pone però anche un altro problema: la copertura dei lavoratori flessibili con contratti a termine, in somministrazione (ex interinali) e a progetto (co.co.pro).
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