Il contenuto del provvedimento per Giavazzi «non è altro che un sistema per consentire, alla fine, a coloro che hanno prodotto senza essere titolari di quota di continuare, attraverso artifizi, raggiri e abili interpretazioni delle norme, a non pagare le dovute penalità». «Dall’esame del decreto stesso - prosegue il presidente dell’Unione agricoltori di Bergamo - sono emersi persino dubbi relativamente alla sua costituzionalità ed evidenti punti in contrasto con la precedente legge 119, peraltro ancora in vigore. Da qui anche la decisione di intraprendere una serie di azioni legali che verranno avviate a livello nazionale e nei confronti della Suprema Corte di Giustizia di Bruxelles, nonché di prospettare una serie di emendamenti su punti che giudichiamo irrinunciabili: l’assegnazione delle nuove quote deve essere subordinata all’abbandono di qualsivoglia controversia legale e deve avvenire contestualmente alla rateizzazione di quanto dovuto da parte di chi non ha finora rispettato le regole». In altre parole, nessuna quota a chi prima non paga il proprio debito.
«Altri due punti irrinunciabili - spiega Giavazzi - sono l’istituzione di un fondo adeguatamente finanziato da subito e destinato solo a chi ha rispettato la legge 119 ed ha investito nell’acquisto o nell’affitto di quote, e il totale reintegro della cosiddetta quota B tagliata». Proprio a sostegno di queste posizioni, il presidente dell’Unione agricoltori di Bergamo, Renato Giavazzi sottolinea che con Confagricoltura Lombardia è stato deciso di avviare «interventi di tipo istituzionale» e, contemporaneamente, di dichiarare «lo stato di agitazione e di mobilitazione generale dei produttori, con possibili presidi di trattori per supportare le nostre richieste che ci auguriamo che almeno questa volta possano essere realmente comprese da tutti gli schieramenti politici, perché sulla legalità e sulle questioni di giustizia non dovrebbero esservi motivi di discordanza alcuna».
© RIPRODUZIONE RISERVATA