Un annuncio (quello che la direzione del gruppo ha fatto ieri a Roma nell'ambito dell'incontro nazionale con il sindacato) che è contemporaneamente un auspicio: sì, perché se le fermate di febbraio e marzo sono ormai in calendario, i 50 giorni successivi sono suscettibili di modifica (nelle quantità) a seconda dell'evoluzione che la congiuntura economica e il mercato internazionale avrà nelle prossime settimane.
«La possibilità che possano essere rivisti non è remota - spiegano i sindacalisti bergamaschi -: l'auspicio è che le cose possano riprendere e volgere al meglio». Un auspicio che rappresenta anche un gesto scaramantico. Perché le «nuvole della crisi» nel gruppo Indesit hanno colpito più duramente nello stabilimento torinese di None, dove Indesit produce lavastoviglie: «L'azienda ha detto chiaramente di valutare la possibilità di chiudere lo stabilimento torinese, dove lavorano 600 addetti - spiegano Maurizio Testoni, segretario provinciale della Uilm-Uil, Giuseppe Barcella della Fim-Cisl e Paola Guerini della Fiom-Cgil -: una scelta che il sindacato non condivide nella maniera più assoluta».
Tanto è vero che è stato proclamato uno sciopero di 2 ore per protestare contro l'impostazione del gruppo che, secondo i sindacati, «sembra arrendersi di fronte alle difficoltà del mercato». E quest'oggi, allo stabilimento di Brembate Sopra, sono in programma le assemblee di fabbrica.
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