Il fallimento della Lupini?
«Doccia fredda, ora sarà dura»

Una doccia fredda il fallimento della Lupini per i 230 operai. Molti di loro stanno dando vita a un presidio di fronte ai cancelli dell'azienda specializzata nella produzione di rivestimenti in alluminio e plastica per auto. Lunedì in arrivo il curatore.

«Ieri sono stato mandato d'urgenza a prendere della merce. Quando, intorno alle 16.45, sono tornato in azienda ho visto che nessuno stava lavorando. Strano, mi sono detto. Ho iniziato comunque a scaricare il camion. Non appena però un mio collega mi ha visto, mi ha detto: lascia lì tutto, tanto la ditta è fallita». Luigi Piazzoli, 49 anni, di Urgnano, ha appreso in questo modo venerdì pomeriggio che la società per la quale ha lavorato come autista per 14 anni, la Lupini Targhe di Pognano, era fallita. Una doccia fredda che ha gelato lui e tutti i suoi colleghi, 230 operai.

Molti di loro proprio da venerdì pomeriggio, quando sono venuti a conoscenza della sentenza di fallimento emessa dal Tribunale di Bergamo, stanno dando vita a un presidio di fronte ai cancelli di ingresso dell'azienda specializzata nella produzione di rivestimenti in alluminio e plastica per auto. Ci rimarranno fino a lunedì quando alle 15 è atteso l'arrivo del curatore fallimentare per apporre i sigilli. Ad attenderlo ci saranno i sindacati: «Con il fallimento, la proprietà è ormai fuori gioco - afferma Luca Nieri della Fim-Cisl -, ora quindi cercheremo di dare il via a un confronto con il curatore per valutare quali strade sarà possibile percorrere».

La speranza degli operai Lupini è che l'azienda possa continuare la sua attività per non perdere le commesse che ha già ricevuto e che, nel frattempo, un altro imprenditore si faccia avanti per rilevarla. L'alternativa, ossia rimanere senza lavoro, appare a tutti drammatica. Un fallimento che nessuno degli operai si aspettava. Parte di loro erano in Cassa ordinaria.

Oltre che la paura per il futuro fra gli operai dell'azienda di Pognano emerge anche una certa arrabbiatura: «Ci fa male - afferma Carlo Bresciani, 49 anni, operaio alla Lupini da 34 e padre di tre figli 10, 12 e 14 anni - il fatto che ci siamo sempre impegnati per questa azienda, per farla crescere: da 35 operai siamo arrivati a più di due duecento. Nonostante un po' di inevitabile crisi il lavoro non manca e allora perché ci troviamo in questa condizione? C'erano tutti i presupposti per andare avanti a lavorare». Ora, come detto, la speranza di tutti gli operai è che si faccia avanti un imprenditore che voglia rilevare l'azienda: «Speriamo che qualcuno guardi giù e ci dia una mano -afferma un altro operaio della Lupini Enrico Gabbiadini, 44 anni, di Ghisalba, padre di un bambino di 7 anni- è da più di 10 anni che lavoro qui e non voglio andarmene». Al momento non si conoscono quante sono le probabilità che la Lupini possa essere rilevata da un'altra realtà industriale: «Vedremo di saperne qualcosa in più lunedì durante l'incontro con il curatore fallimentare - afferma Claudio Ravasio della Fiom-Cgil -. In alternativa cercheremo di ottenere che per tutti i lavoratori vengano garantiti gli opportuni ammortizzatori sociali. L'ipotesi è almeno 12 mesi di Cassa integrazione straordinaria».

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