Inps in stato di agitazione
Fino all'11 ottobre uffici chiusi

«È l'ennesimo grave attacco ai nostri salari» tornano a dire lunedì 7 ottobre sindacati e Rsu dei lavoratori Inps di Bergamo, dopo la manifestazione di venerdì, il presidio e l'incontro in Prefettura. Fino all'11 stato di agitazione con uffici chiusi.

«Questo è l'ennesimo grave attacco ai nostri salari» tornano a dire lunedì 7 ottobre sindacati e Rsu dei lavoratori Inps di Bergamo, dopo la manifestazione di venerdì, il presidio e l'incontro in Prefettura. Fino all'11 ottobre hanno proclamato uno stato di agitazione, dunque gli uffici dell'istituto e delle nove agenzie periferiche resteranno chiusi per lo svolgimento di assemblee quotidiane.

Fa (parziale) eccezione l'Ufficio Sanitario dove è stato deciso di svolgere le visite più urgenti legate alle revisioni delle pensioni di invalidità. «Questo per non danneggiare utenti con gravi patologie che avrebbero visto riconosciuta la propria pensione con settimane di ritardo qualora fossero state rimandate le oltre settanta visite già pianificate questa settimana» dicono le Rsu.

Dopo la bocciatura da parte della Ragioneria generale dello Stato del piano che conteneva le misure di riduzione della spesa presentato dall'Inps, proteste si sono svolte in tutte le province del Paese contro l'ipotesi di «tagliare l'incentivo dei dipendenti Inps della metà». Con lo slogan «L'Inps non è un bancomat», dunque, Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uilpa-Uil e le Rsu in tutto il Paese si sono mobilitate contemporaneamente.

«Un anno fa il Decreto Stabilità obbligava l'Inps alla riduzione di consulenze, esternalizzazioni, appalti, fitti di locali per centinaia di migliaia di euro ogni anno» continua la nota congiunta. «Oggi la Ragioneria dello Stato rileva la mancata realizzazione di questi risparmi e individua nel salario dei lavoratori l'unica fonte certa da cui attingere le risorse necessarie».

«Si ripete dunque l'attacco ai salari. Ancora una volta veniamo chiamati noi a pagare per l'incapacità di gestire oculatamente le risorse da parte dei nostri dirigenti: continuano sprechi su consulenze ed esternalizzazioni e non si rivedono le posizioni organizzative né si riducono gli straordinari. Questo non fa altro che continuare a indebolire la previdenza pubblica nella totale passività dei vertici dell'istituto».

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