Parigi, le camere del Ritz
saranno restaurate da Tino Sana

I più giovani lo conoscono solo per l'alone tragico che accompagnò l'ultima dimora della principessa Diana, la notte prima della sua morte, ma il Ritz di Parigi è forse, per fama, storia e qualità del servizio, il più celebre albergo del mondo.

I più giovani lo conoscono solo per l'alone tragico che accompagnò l'ultima dimora della principessa Diana, la notte prima della sua morte, (era in compagnia del fidanzato Dodi, figlio del miliardario egiziano Mohammed Al-Fayed, proprietario della struttura) ma il Ritz di Parigi è forse, per fama, storia e qualità del servizio, il più celebre albergo del mondo.

Certo, oggi ci sono grandi gruppi planetari, dall'Hilton al Peninsula, che in termini di stelle e fatturato l'hanno superato, ma il suo fascino, quello che stregò re e capi di stato, scrittori del calibro di Marcel Proust ed Ernest Hemingway e artisti come Rodolfo Valentino e Marilyn Monroe, resta immutato.

Anche i miti però hanno bisogno ogni tanto di un restyling, perché l'usura del tempo (l'hotel fu aperto 115 anni fa) non fa sconti: così, ormai da mesi, il Ritz ha chiuso i battenti e per il restauro delle sue camere più prestigiose (e care) si è affidato alla Tino Sana.

Incarico di grande prestigio per l'azienda di Almenno San Bartolomeo che così potenzia quello che un tempo era un filone secondario, legato all'alberghiero-retail, rispetto al tradizionale settore navale. Oggi invece i due comparti si bilanciano (valgono ognuno circa il 50% di un fatturato che nel 2012 ha toccato i 30 milioni di euro e che l'azienda pensa di poter innalzare del 10% quest'anno).

«Avere il compito di restaurare le camere del Ritz, hotel che ha fatto la storia, è per noi motivo di grandissimo vanto - spiega il direttore commerciale Gianpaolo Sana, che con il padre e presidente Tino Sana e il fratello Guido sono al timone della società - e credo sia importante anche per Bergamo e l'Italia, perché abbiamo vinto la concorrenza di competitor fortissimi e molto più strutturati di noi, a livello internazionale».

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