Meno impieghi e tassi più bassi
Utile netto in calo per Ubi Banca

Ubi Banca ha chiuso il primo semestre del 2013 con un utile netto di 52,9 milioni, conseguito grazie alla buona performance sia del primo che del secondo trimestre dell'anno, chiusisi ambedue con un utile netto di 26,5 milioni.

Ubi Banca ha chiuso il primo semestre del 2013 con un utile netto di 52,9 milioni, conseguito grazie alla buona performance sia del primo che del secondo trimestre dell'anno, chiusisi ambedue con un utile netto di 26,5 milioni.

Tale risultato - si legge in un comunicato dopo che il consiglio di gestione di Unione di Banche Italiane Scpa ha approvato i risultati consolidati della gestione - va a raffrontarsi con un utile di 159,5 milioni nel primo semestre del 2012, che beneficiava soprattutto di un miglior andamento del margine d'interesse grazie a maggiori volumi medi di impieghi e a tassi di mercato più elevati.

Dal punto di vista patrimoniale, il gruppo si presenta già in linea con i requisiti di Basilea 3, e si raffronta favorevolmente con i dati pubblicati dai maggiori player internazionali. Il Core Tier 1 stimato a regole Basilea 3 ammonterebbe a regime a oltre il 10%, gli indicatori di liquidità, sia a breve (Liquidity Coverage Ratio) che a medio termine (Net Stable Funding Ratio) sono superiori a 1, la leva finanziaria secondo le regole di Basilea 3 è pari a 4,9%, e ben superiore al minimo del 3% richiesto.

In base alle regole attualmente vigenti, il Core Tier 1 ammonta al 12,1%, il Tier 1 al 12,7% e il Total capital Ratio al 18,7%.

Per quanto riguarda il futuro - scrive la banca - l'evoluzione del contesto di riferimento italiano nella seconda parte del 2013 rimane particolarmente incerta. Ad oggi, secondo le stime dei più importanti centri studi, è attesa in lieve miglioramento. Con riferimento al Gruppo Ubi, alle attuali condizioni di mercato è prevista un'ulteriore leggera crescita del margine d'interesse nel corso dei prossimi trimestri, anche grazie ad un'equilibrata struttura finanziaria che consente una politica di attenta gestione delle componenti di funding a costo più elevato e a minore stabilità, e nonostante il basso livello dei tassi di mercato e la debole dinamica dei volumi intermediati che continueranno a condizionare la seconda parte del 2013.

Un ulteriore apporto potrebbe derivare dal riprezzamento del roll-over degli impieghi a medio lungo termine. Si confermano gli obiettivi di riduzione degli oneri operativi derivanti dagli interventi (in particolare l'Accordo Sindacale) avviati alla fine del 2012.

Considerato l'attuale contesto, il costo del credito, anche grazie al potenziamento delle strutture di gestione delle partite anomale, dovrebbe posizionarsi in termini assoluti entro un livello inferiore al 2012.

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