«Incentivare lo sviluppo
per creare nuovo lavoro»

Il perdurare della crisi economica iniziata nel 2008, ha provocato un forte rallentamento dell'economia bergamasca con pesanti riflessi negativi sulle imprese, sul lavoro e sulle famiglie.

Il perdurare della crisi economica iniziata nel 2008, ha provocato un forte rallentamento dell'economia bergamasca con pesanti riflessi negativi sulle imprese, sul lavoro e sulle famiglie.

Il numero delle imprese per la prima volta dopo oltre 10 anni, è diminuito con saldi negativi nell'edilizia, nel commercio e nella manifattura.
Ciò ha investito l'occupazione che è calata di oltre 13 mila unità (meno 2,9%) con il contestuale incremento della disoccupazione di ben 18 mila persone in più alla ricerca di lavoro facendo innalzare il tasso dal 3% al 7%  col rischio che possa diventare strutturale a causa della recessione, del ritardato ingresso dei giovani e della prolungata permanenza degli anziani.
Il tracollo del lavoro è stato evitato dal ricorso agli ammortizzatori sociali (che nel periodo 2008-2012 hanno subito una vera e propria impennata) della CIG e CIG in deroga.

"Oggi - dice Giacomo Meloni, segretario della CISL di Bergamo - la capacità di produrre nuovi posti di lavoro non riesce a compensare la crescita della popolazione attiva specie quella giovanile  e femminile.
Per invertire questa pericolosa situazione è necessario riprendere la via dello sviluppo in grado di creare nuovi e qualificati posti di lavoro in settori quali la green economy (energie rinnovabili, risparmio energetico, bioarchitettura, etc.) dei servizi e cura alla persona, del turismo e cultura, del rilancio manifatturiero anche attraverso la riconversione delle aree industriali dismesse. Questa operazione di rilancio del territorio può essere condotta solo mediante un confronto con tutte le componenti in gioco: dalle banche, all'università, alle associazioni imprenditoriali, alle rappresentanze istituzionali e ovviamente alle organizzazioni sindacali. Come noto, i soggetti  sociali più colpiti dalla crisi sono i giovani con difficoltà di inserimento, le donne ancora troppo sottoutilizzate per difficoltà a conciliare la famiglia con il lavoro e gli over 45 anni difficilmente ricollocabili senza una adeguata riqualificazione professionale".

Nel complesso, per la CISL, il tema del lavoro richiede una strategia difensiva ed un'azione espansiva.

In primo luogo, si rende necessario una copertura dei posti di lavoro attraverso il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali  unitamente alla maggior diffusione dei contratti di solidarietà, sia espansivi che difensivi.
Inoltre, per riaprire le porte del lavoro ai giovani, alle donne e agli over 45 anni si può pensare ad una articolata linea di incentivazione mirata all'ingresso e alla stabilizzazione dei posti di lavoro.

"Pensiamo al rafforzamento dell'apprendistato quale accesso preferenziale che deve diventare canale di accesso preferenziale al lavoro, vero e proprio  "contratto di primo lavoro". Occorre migliorare la transizione scuola-lavoro attraverso lo sviluppo dell'alternanza tra fasi di studio e tirocini formativi da svolgere anche all'estero. Credere nella staffetta generazionale con possibilità per i pensionandi di passare da full-time a part-time a fronte dell'inserimento di giovani con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato.

Creare incentivi alla formazione per la riqualificazione dei giovani in possesso di "lauree deboli" che manifestano difficoltà di inserimento lavorativo, accesso al credito agevolato e incentivi fiscali per giovani interessati a sviluppare attività imprenditoriali, e il rafforzamento dei servizi all'impiego con maggiore integrazione e qualificazione della rete dei centri pubblici e privati. Diventa necessario incentivare l'accesso alle donne nel mercato del lavoro con politiche di conciliazione tra cura dei figli e attività lavorativa. Nel complesso - conclude Meloni - come si può notare, si tratta di promuove politiche attive per il lavoro rivolte prioritariamente a giovani e donne nella consapevolezza che senza adeguati sostegni per rilanciare lo sviluppo territoriale ciò potrebbe non bastare a colmare le esigenze occupazionali venutesi a creare con l'avvento della crisi economica".

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