Economia
Mercoledì 15 Maggio 2013
I futuri operatori agricoli montani
scoprono la tradizione casearia
I 20 ragazzi che frequentano il corso triennale per operatore agricolo montano hanno potuto visitare la Latteria sociale di Valtorta scoprendo la centenaria tradizione casearia locale grazie all'esperienza del presidente e coltivatore diretto Silvano Busi.
Dopo due approfondimenti in classe a cura della dottoressa Roberta Cucchi, funzionario del Parco delle Orobie Bergamasche, dedicati alle aree protette, alla flora e alla fauna che abitano i territori del Parco delle Orobie Bergamasche, si è svolta martedì 14 maggio la prima uscita con il Parco dei 20 ragazzi che frequentano il corso triennale per operatore agricolo montano, organizzato dall'Azienda bergamasca formazione (Abf) e sostenuto dal Parco delle Orobie Bergamasche attraverso un contributo di 10 mila euro e interventi didattici pianificati sui tre anni di durata del corso.
La meta prescelta è stata la Latteria sociale di Valtorta, che i ragazzi hanno potuto visitare e scoprire grazie all'esperienza di Silvano Busi, coltivatore diretto e presidente della Latteria sociale di Valtorta, che li ha condotti alla scoperta di una delle realtà brembane che mantengono viva la centenaria tradizione casearia locale, con numeri da capogiro.
Sono infatti oltre 430 mila litri di latte lavorato ogni anno, da cui vengono prodotte oltre 35 mila chili di formaggio, tra cui Formai de mut Dop e Casera, Formaggella, Stracchino e Agrì. «L'agricoltura gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento di adeguati livelli di biodiversità naturale, perché i prati e i pascoli necessitano per la loro sopravvivenza di questa attività. La biodiversità a sua volta incede sulle qualità organolettiche dei prodotti agricoli di eccellenza quali i formaggi delle Orobie» ha commentato il direttore generale di Azienda bergamasca formazione professor Luigi Roffia.
«Per questo - ha aggiunto la dottoressa Nadia Sicheri, responsabile del Centro di formazione professionale - per la prima uscita con il Parco dei ragazzi che stanno studiando per diventare operatori agricoli abbiamo scelto la Latteria di Valtorta. Una realtà solida, attiva dal 1954, che raggruppa ben 13 aziende e tanti giovani agricoltori, capaci di mantenere tradizioni centenarie al passo con i tempi e con l'evoluzione del mercato. È un esempio evidente di come la nostra zootecnica può guardare avanti con fiducia, nonostante il settore agroalimentare risenta di una crisi forse senza precedenti».
Il corso per operatore agricolo montano si propone di formare giovani professionisti in grado di collaborare nella gestione dell'azienda agricola e di svolgere attività quali l'allevamento di animali domestici e la trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici primari. Il corso si tiene al Centro formazione professionale di San Giovanni Bianco e realizza un percorso di qualifica triennale della durata di 2.970 ore con il conseguimento di attestato di secondo livello europeo.
Il corso, rivolto ai ragazzi dai 14 ai 18 anni, in possesso di licenza media, è alla sua prima edizione e conta già una ventina di iscritti. Alla base della convenzione che regola la partnership tra il Parco delle Orobie bergamasche e l'Azienda bergamasca formazione, un contributo economico di 10 mila euro messo a disposizione dal Parco insieme a professionalità e competenze ad integrazione degli obiettivi didattici previste dalla programmazione del corso.
«Sono molto soddisfatto - ha commentato il sindaco di Valtorta, cav. Pietro Busi - perché le lezioni spaziano dalla conservazione della biodiversità alle agevolazioni a favore degli agricoltori, con l'obiettivo di dare agli studenti le competenze necessarie per gestire le attività tipiche dell' economia di montagna, dagli allevamenti all'agricoltura. Un vero toccasana per l'economia locale».
«Riteniamo determinante - ha concluso il presidente del Parco delle Orobie bergamasche Yvan Caccia - la formazione di agricoltori in grado di lavorare attivamente sulle aree protette presenti sul territorio bergamasco. Perché, pur in presenza di vincoli oggettivi alle attività antropiche, queste zone per sopravvivere richiedono azioni di gestione ambientale e di manutenzione, portate avanti da giovani preparati che vogliono tenere viva una tradizione antichissima, essenziale per la tutela delle nostre montagne, raggiungendo allo stesso tempo prestigiosi traguardi professionali».
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