«Expo 2015 partita decisiva
Per noi continuerà anche dopo»

«Se due anni fa parlavo dell'Expo, non dico che mi tiravano i pomodori, ma quasi». Oggi invece a due anni dall'appuntamento del 2015 «ci chiamano per chiedere informazioni e fare proposte». Silvia Lanzani, assessore provinciale con delega (tra le altre) all'Expo, è soddisfatta. Ma realista: «Chi pensa ad una macchina da soldi è fuori strada».

Insomma, usciamo dalla logica classica del grande evento modello mucca da mungere?
«Assolutamente. I fondi a disposizione - comunque limitati - serviranno per il sito milanese dell'Esposizione. Il resto è tutto un lavoro in rete, che stiamo portando avanti ormai da parecchi mesi».

In sostanza, l'invito è ad arrangiarsi?
«Non proprio: semmai quello di mettere sul tavolo le carte migliori e giocarcele tutti in quei sei mesi. E io dico anche dopo: l'Expo è una vetrina universale, la più grande manifestazione a livello mondiale che ci sarà in Europa nei prossimi anni».

Quanti visitatori sono attesi in sei mesi?
«Oltre 20 milioni».

E quanti vorrebbe portarne a Bergamo?
«Ah, io ne vorrei uno su due, ma è dura... Al di là dei numeri, credo sia davvero un'occasione unica: siamo a meno di 50 chilometri da Milano e abbiamo tanto da offrire».

Per esempio?
«Tutto un insieme di proposte legate al tema dell'alimentazione, capaci di mettere in vetrina le nostre eccellenze. E dare opportunità di crescita per il territorio, per i giovani. Per questo siamo stati tra le prime Province a stringere un protocollo con la società Expo e creare un tavolo ad hoc».

No, il tavolo no. Ormai siamo alla sindrome da mobilificio...
«Capisco che uno tema il solito "non luogo" dove alla fine non si porta a casa niente, ma non è questo il caso. Del resto se giovedì e venerdì un grande appuntamento propedeutico all'esposizione universale si tiene proprio a Bergamo, non è per coincidenze, ma frutto del duro lavoro di questi mesi. Credetemi, il nostro tavolo è uno strumento duttile, non burocratico».

Ma il territorio come sta rispondendo?
«Un numero, per spiegarci meglio: ci sono stati presentati oltre 100 progetti targati Bergamo. La metà sono stati validati e mandati ad Expo che ha, come dire, assegnato un bollino».

Garanzia di qualità, come il bollino blu delle banane?
«In un certo senso sì. Un patrocinio che fa si che vengano introdotti nel circuito territoriale. Certo, soldi non ce ne sono, ma la visibilità che ottieni dal fare parte di un progetto come Expo 2015 è molta. Penso a "Pianura da scoprire" che dalla Regione ha ottenuto finanziamenti consistenti: oppure "Bergamo, la mia terra, il mio pane" dell'Aspan, sostenuto economicamente dalla Banca Popolare di Bergamo. Progetto che mira al Chilometro zero, O al recupero del cementificio di Alzano Lombardo».

Sarà pronto per il 2015? Due anni passano in un amen...
«Stiamo aspettando che il proprietario ci porti il progetto. E per quanto riguarda il Parco agricolo tecnologico di Castel Cerreto, altro intervento di valore, gli Istituti educativi ci stanno lavorando: i proprietari sono loro, la nostra attività è mettere tutto in rete. Anche con iniziative estemporanee: al recente certamen di Lovere, il tema delle traduzioni dal latino era "nutrire il pianeta", per dire...».

Quindi la Provincia fa soprattutto da regia?
«Non facciamo né business, né marketing: non è il nostro scopo né mestiere. Lavoriamo semmai per creare una rete istituzionale».

A quale livello?
«Duplice. Da una parte sensibilizzare il territorio su queste opportunità, dall'altra mettere sul tavolo di Expo una proposta articolata e interessante. Cercando anche di togliere l'attenzione sul sito espositivo in sé e per sé. Perché Milano non è Shanghai, dove ci stavi dentro una settimana: in 48 ore al massimo lo vedi. La nostra sfida è tenere la gente qui oltre».

In che modo?
«Lavorando a percorsi dedicati, specifici come le offerte che presentiamo. La società Expo ci vede bene perché funzioniamo come una specie di setaccio».

Selezione all'ingresso?
«E coordinamento, per rafforzare tutti. Ci sono proposte che da sole non potrebbero andare da nessuna parte: inutile fare 500 progetti sul pane, mettiamoci insieme che facciamo un percorso, per dire».

Con quale orizzonte temporale?
«Anche oltre i 6 mesi dell'evento: questa non è la finale di coppa che si brucia in 2 giorni. Ci sono tutti i presupposti per intercettare un nuovo target di mercato. Il nostro Expo proseguirà oltre, perché abbiamo una serie di ricchezze enogastronomiche, culturali e anche produttive che secondo me possono convincere il visitatori a fermarsi a Bergamo. E anche a tornarci. Noi dobbiamo convincerli».

In che modo?
«Preparando dei percorsi ad hoc, che muovano dai loro specifici interessi ma che ne coinvolgano altri: niente di monotematico, perché un tema come l'alimentazione può essere molto vario».

La sento ottimista...
«Lo sono perché il nostro tavolo sta dando risultati. In Expo dicono che è quello che funziona meglio, anche perché abbiamo oggettivamente qualche fortuna. Penso ad un aeroporto che funziona bene e dal quale transiteranno migliaia di persone nel 2015. Ma anche ad un gran bel territorio, che funziona nonostante la crisi. Ecco, il nostro compito è quello di metterlo nelle condizioni di giocarsi la partita, ma la differenza la fa chi decide di scendere in campo. Perché la pepita d'oro può essere lì ad un metro, ma se non allunghi la mano...».

Dino Nikpalj

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