Economia
Giovedì 04 Aprile 2013
Dimissioni per maternità
Nella Bergamasca 792 nel 2012
Non si arresta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici madri nel primo anno di vita del bimbo. Nella Bergamasca il dato è preoccupante: dalle 705 lavoratrici dimissionarie del 2011 si è passati a 792 nel 2012, con un incremento del 13.3%.
Non si arresta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici madri nel primo anno di vita del bimbo. Nella Bergamasca il dato è preoccupante: dalle 705 lavoratrici dimissionarie del 2011 si è passati a 792, con un incremento del 13.3%. Interessanti anche i settori di appartenenza delle dimissioni: 410 nei Servizi, 203 nel Commercio, 175 nell'Industria (e poi una in Agricoltura, 3 in Credito e assicurazioni).
Non solo: il fenomeno comincia a coinvolgere anche i padri. Nel 2012, infatti, hanno lasciato il lavoro 55 lavoratori, con un incremento del 1000% rispetto all'anno precedente (erano stati 5).
Complessivamente, invece, si registra un aumento dell'11,3% delle dimissioni, salite a 4.980 casi (4.473 nel 2011). E' quanto emerge dalle elaborazioni condotte dal Coordinamento Donne e Pari opportunità della Cisl Lombardia, sulla base dei dati forniti dal ministero del Lavoro Regione Lombardia relativi al 2012.
«Nonostante le risorse messe a disposizione dalla Regione sul tema della conciliazione lavoro-famiglia i numeri delle dimissioni tornano a crescere – commenta Rita Brembilla, responsabile Coordinamento Donne Cisl Lombardia -. Occorrono progetti più incisivi e capaci di dare risposte alle famiglie e alle lavoratrici. Il dato sui padri che abbandonano l'impiego è assolutamente inedito e dovrà essere approfondito - aggiunge - . Sicuramente è una conferma del fatto che la conciliazione tra tempi di lavoro e di cura sta assumendo un dimensione sempre più familiare».
Quanto alle ragioni dell'abbandono del posto di lavoro, il 56% si è dimesso per la carenza di servizi (853 casi), per l'assenza di una rete familiare di supporto (1011 casi), per la mancata concessione del part-time o di un orario flessibile (584 casi) e l'elevata incidenza dei costi di assistenza (323 casi). «Oltre a potenziare i servizi per la prima infanzia, occorre affrontare il tema delle rette degli asili nido, che anche nelle strutture pubbliche hanno raggiunto livelli in molti casi insostenibili – sottolinea Brembilla -. Occorre inoltre favorire la possibilità di utilizzo del part-time o degli orari flessibili, che potrebbero anche essere una risposta per alcuni casi di crisi aziendale».
Anche a livello territoriale la situazione è peggiorata. Con l'esclusione di Lecco e Varese, dove si registra un calo (rispettivamente del 17,4% e del 2,3%), in tutti i territori della Lombardia i casi dimissioni nel primo anno di vita del figlio sono in aumento. La maglia nera spetta Cremona (+31,1% sul 2011), seguita da Brescia e Mantova (+20,6% e +20,1%), Pavia (+ 14,4%), Bergamo (+13,3%), Como (+11,2%) e Lodi (+3%). Dal punto di vista dei settori produttivi, si registra un aumento nel commercio (+19,9%) e nei servizi (+21,8%), ambiti a prevalenza di occupazione femminile, una diminuzione leggera nell'industria (-1,5%) e più marcata nel credito/assicurazioni (-36,3%) e agricoltura (-56%).
In allegato le tabelle coi dati territoriali e settoriali, articolate per sesso, fascia d'età, nazionalità e dimensioni aziendali.
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