Economia / Bergamo Città
Venerdì 01 Marzo 2013
Agricoltura, seimila gli addetti
Il 2012 è stato un anno critico
L'agricoltura bergamasca, e con lei il settore alimentare, esce da un anno assolutamente critico: il calo dei consumi ha fortemente colpito l'intera filiera, causando, solo a Bergamo, una riduzione del volume d'affari del 6,7%.
L'agricoltura bergamasca, e con lei il settore alimentare, esce da un anno assolutamente critico: il calo dei consumi ha fortemente colpito l'intera filiera, causando, solo a Bergamo, una riduzione del volume d'affari del 6,7%.
Il settore agricolo a Bergamo, con i suoi 6300 addetti, rappresenta il 9,2% sul totale degli occupati in Lombardia (l'1,4% sul totale nel Paese). Di questi il 44% è rappresentato da lavoratori dipendenti, mentre il restante 56% da indipendenti.
Il settore agricolo, negli anni della crisi, è stato per molti giovani, uno sbocco occupazionale, che ha visto nascere esperienze innovative legate all'agricoltura di territorio. Negli ultimi anni si è manifestata una tendenza all'assunzione di manodopera dipendente a tempo determinato con il 70% dei contratti che ricade nella tipologia dell'avventizio.
In provincia di Bergamo, assume notevole peso il comparto delle insalate fresche e pronte al consumo. Un'esperienza che ha portato la Bergamasca ad essere leader a livello nazionale ed europeo rappresentando la prima filiera agro-alimentare della provincia con circa 1800 addetti occupati nelle aziende orticole e della trasformazione.
Ma negli ultimi quattro anni il settore ha visto ridursi la propria capacità di stare sul mercato italiano, con una folle rincorsa al ribasso dei prezzi di vendita, sfruttata ed utilizzata in modo speculativo dalla grande distribuzione.
“Le ragioni possono essere individuate nella nascita di nuove aziende orticole di trasformazione, in particolare collocate al centro sud d'Italia. Un fatto che ha ampliato il ventaglio concorrenziale. Inoltre, a Bergamo, la non disponibilità nel passato delle maggiori imprese del territorio (Bonduelle, Linea Verde, Sab Ortofrutta, Miorto, Agronomia, Belgravia) di costituire il Distretto Orticolo Bergamasco, ha veicolato una spietata concorrenza interna che non ha giovato a nessuno favorendo, anzi, un ghiotto assist al ruolo speculativo della Grande Distribuzione. Oggi è troppo tardi. Le garanzie qualitative e di servizio non sono più elemento primario, in quanto la capacità di spesa è limitata”.
In questo ambito si muove il congresso, presso l'Hotel del Parco di Stezzano, della Fai Cisl, il primo sindacato del settore in provincia di Bergamo, con oltre 1500 soci, con oltre il 40% di tesserati stranieri. In pratica, la riunione dell'assise congressuale, diventa una sorta di piccola ONU, dal momento che quasi ogni angolo di mondo è rappresentato.
“In questi anni la percentuale è stata in continuo aumento. Sono presenti lavoratori provenienti da diverse nazioni: India (i più numerosi), Pakistan, Marocco, Egitto, Albania, Senegal e Cina. Negli anni scorsi, con l'esplosione del settore orticolo a Bergamo, per molti di loro si è aperta un'opportunità lavorativa importante. Un contesto, oggi, decisamente diverso conseguente alla riorganizzazione che investe il settore stesso”.
Riorganizzazione che ha toccato anche la grande industria alimentare.
A Bergamo le principali imprese sono la Sanpellegrino che conta circa 400 addetti nel sito di Ruspino e la Galbani, con sede a Caravaggio, che impiega all'incirca 260 addetti.
Nel 2012, Galbani ha vissuto una riorganizzazione pesantissima, con la decisone di Kraft – dettata da convenienze economiche - di trasferire la produzione in conto terzi del “Philadelphia” in Spagna.
Tutto ciò ha determinato la mobilità per una sessantina di lavoratori.
Dalla relazione di Danilo Mazzola, segretario generale della FAI CISL di Bergamo emerge “una sostanziale tenuta del settore agro-alimentare nella nostra provincia, pur trovandoci di fronte a una crisi difficile. Per quanto riguarda il settore Agricolo bergamasco, gli anni passati sono stati caratterizzati dalla crescita, dovuta sostanzialmente alla nascita delle produzioni orticole.
Ma il futuro del settore agro-alimentare-ambientale sarà diverso dal passato? A mio parere la risposta è “sì”. Infatti si stanno evidenziando alcune problematiche che, a livello internazionale, condizioneranno il futuro del settore e che è bene sottolineare.
In prima analisi si avverte la necessità (entro il 2050) di raddoppiare la produzione di alimenti per soddisfare le esigenze mondiali. Inoltre, per effetto della crescente possibilità economica di alcuni paesi emergenti (Cina, India e Brasile), intere fasce di popolazione entreranno in un'economia che prevede l'alimentazione animale, andando così ad aumentare il conseguente fabbisogno di cereali. La previsione è di bissare la produzione odierna”.
Il Congresso FAI di Bergamo e Sebino Bergamasco, al termine dell'assise di oggi, ha riconfermato la fiducia al segretario generale Danilo Mazzola, e con lui, alla sua segreteria, composta da Giovanni Locatelli e a Gigi Bramaschi.
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