Economia / Bergamo Città
Sabato 02 Febbraio 2013
Metalmeccanici, inizio «nefasto»
Licenziamenti: + 46% a Bergamo
L'anno inizia con un forte incremento dei licenziamenti nel settore metalmeccanico. I numeri, dice la Cgil, sono allarmanti: in Bergamasca si è visto visto un aumento del 46% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (da 115 a 169).
L'anno inizia con un forte incremento dei licenziamenti. Il 2013 per i lavoratori lombardi è iniziato nel peggiore dei modi. La Commissione Regionale Politiche del Lavoro ha reso noto i dati relativi al numero di licenziamenti in Lombardia, comparandoli al gennaio 2012.
I numeri sono allarmanti sia rispetto al gennaio 2012 sia rispetto al mese precedente: i licenziamenti sono ripartiti in gennaio in modo massiccio, quasi raddoppiati.
Nel dettaglio, la provincia di Bergamo nel mese di gennaio 2013 ha visto un aumento del 46% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (da 115 a 169).
A Como e a Varese i licenziamenti sono quasi dieci volte tanto quelli del gennaio 2012 (da 17 a 123 a Como, da 28 a 292 a Varese), nella zona di Monza Brianza sono triplicati (da 50 a 144).
È naturale che ci sia un rallentamento dei licenziamenti nelle piccole e medie imprese (regolate dalla legge 236 e 236 artigianato), dove si lavora ai minimi termini ormai da diverso tempo, con un numero di lavoratori ridotto all'osso e la prospettiva sempre incombente del rischio chiusura.
«La Regione Lombardia - afferma Mirco Rota, segretario generale Fiom Lombardia - dovrà affrontare da subito questo problema. Come Fiom chiederemo che la giunta regionale si impegni per favorire il lavoro e una distribuzione delle ore lavorate attraverso l'applicazione dei contratti di solidarietà in alternativa ad altri ammortizzatori sociali, con l'obbiettivo di evitare i licenziamenti. I candidati, su questo che riteniamo problema prioritario, devono esprimersi con maggior chiarezza assumendo impegni precisi. I dati di questo primo mese dell'anno indicano che il 2013 sarà un anno difficilissimo per quanto riguarda lavoro e occupazione. Servono strumenti legislativi adeguati per far fronte a questa situazione»
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