Economia
Sabato 04 Agosto 2012
«Allevare suini? E' un lusso
Troppi costi e burocrazia»
«La crisi è forte: i nostri allevamenti si salvano perché siamo un'azienda a conduzione familiare. Solo così possiamo abbassare i costi». È in questo modo che gli allevatori di suini, resistono al crollo del loro comparto.
«La crisi è molto forte: i nostri allevamenti si salvano perché siamo un'azienda a conduzione familiare e non contiamo le ore di lavoro che facciamo. Solo così possiamo abbassare i costi di produzione». È in questo modo che gli allevatori bergamaschi di suini «sopravvissuti», resistono al crollo del loro comparto.
Se, infatti, negli ultimi 10 anni la filiera orobica ha perso il 67% degli allevamenti (erano 1.341 nel 2000, sono rimasti in 435), per le aziende agricole ancora attive sono parecchie le difficoltà da affrontare per restare sul mercato. Snodo fondamentale del collasso della suinicultura è il basso margine di guadagno che spesso non copre neppure i costi di produzione.
«Oggi le aziende trasformatrici ci pagano la carne 1,50 euro al chilo ed è già un buon prezzo, perché per cinque anni ce l'hanno comprata a 1,20 – spiega Donatello Merigo, da 40 anni nel settore, titolare dell'azienda agricola Il Montizzolo di Caravaggio -. I costi di produzione industriale del maiale, però, sono di 1,80 euro al chilo. Per poter continuare mantenere l'allevamento facciamo davvero tanti sacrifici». Lo conferma anche Fabrizio Fumagalli, titolare dell'omonima azienda agricola di Bottanuco: «Nella nostra azienda siamo in 10, di cui 7 familiari: solo la passione ci permette di continuare».
A costare sono ovviamente le materie prime. «Dieci anni fa la soia costava 50 mila lire al quintale ed era già tanto – continua Fumagalli -. Oggi è triplicata e costa 60 euro al quintale: praticamente un lusso». «Probabilmente avrebbero chiuso l'attività molti più allevatori – rincara Merigo – però, siccome hanno i mutui con le banche da pagare per precedenti investimenti, non possono farlo e vanno avanti anche con margini di guadagno risicati». A preoccupare gli allevatori, Oltre alla direttiva sul benessere animale (di cui parliamo a parte), c'è una burocrazia che definiscono «lunga e asfissiante», senza contare la stretta del credito delle banche.
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