Da Seriate fino a Parigi
Bergamasco un pezzo del Louvre

C'è anche il tocco tecnologico e lo spirito d'iniziativa della Metalltech di Seriate nel singolare foulard di alluminio che copre il nuovo padiglione di arte islamica del Louvre di Parigi. Per Metalltech è l'ennesimo successo.

La storia della Metalltech di Seriate ha il fascino dell'arte e il sapore del coraggio. L'arte è quella di un museo speciale, uno fra i più visitati al mondo, 8 milioni di ingressi ogni anno: il Louvre di Parigi. Nel foulard di alluminio che copre il nuovo padiglione di arte islamica nella settecentesca Corte Visconti c'è un po' di tecnologia bergamasca. L'ha portata la Metalltech. Quel tappeto volante progettato da Mario Bellini, architetto di Milano, che abbaglia per i suoi riflessi dorati è ricoperto all'esterno e all'interno da 4.704 pannelli in lamiera stirata, 2.352 sopra e 2.352 sotto, con lati da un metro a un metro e 60, realizzati dalla ditta di Seriate. Tutti triangolari. Tutti diversi per seguire alla perfezione le onde della copertura. 

La Metalltech ha nel suo dna di legare la progettazione architettonica con la fase finale dell'industrializzazione dei prodotti. È nata per questo. Nello stabilimento di Seriate non ancora finito hanno già preso forma sei brevetti e altre idee si stanno sviluppando. C'è la rete effetto acqua o quella che richiama la cotta a maglia di ferro degli spadaccini. Per il Louvre è stata usata la rete Ita-A91A95. Sembra un numero freddo. Ma c'è dietro una storia. Ita come Italfim. A91 e A95 come le iniziali e gli anni di nascita dei figli di Riccardo Fumagalli. La Metalltech aveva già lavorato con Bellini e quando si è trattato di risolvere i problemi tecnici della copertura la scelta è caduta su Seriate. La squadra bergamasca ci ha messo l'anima per farne un'opera unica. Un esempio solo: il colore, ottenuto con un'anodizzazione brillante.

«L'oro è uno dei colori più difficile da fare in architettura», spiegano in azienda. I pannelli hanno la resistenza richiesta a una copertura, testata con il Politecnico di Milano, e la leggerezza di un effetto trasparenza che lascia filtrare la luce e al tempo stesso nasconde la mole della struttura sottostante che sorregge la copertura in vetro che sta in mezzo ai due strati di pannelli in lamiera stirata.

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