Al mercato di Seriate un banco su tre è cinese

Quasi un posto su tre è occupato da una bancarella «asiatica», o meglio cinese. È il caso del mercato di Seriate, ma il dato è simile un po’ in tutte le piazze della Bergamasca. Oltre alle catene di minimarket, ristoranti, take-away e negozi di chincaglierie, spuntati come funghi in città e provincia negli ultimi anni, è in costante aumento anche il numero degli ambulanti, provenienti da Pechino e dintorni.

La loro attività si distingue per alcune caratteristiche. Primo: la gestione familiare. Dietro i banconi si muovono con disinvoltura mamme e papà, giovanissimi, almeno all’apparenza, aiutati dai figli, ragazzini adolescenti se non addirittura bambini. Secondo: la preferenza per il settore dell’abbigliamento. Esposti jeans, maglioni, giubbotti, tutine per neonato, pigiami. Terzo, e punto chiave: i prezzi, stracciatissimi. Si va da un minimo di 4 euro ad un massimo di 15-20. E in periodo di rincari e crisi di consumi, sono davvero i cartellini super scontati a far gola.

I commercianti bergamaschi come prendono questa «invasione»? Si sentono assediati?

«La concorrenza si sente - afferma un ambulante -. Loro offrono una giacca imbottita a 8 euro, io non posso proporla a meno di 20, perché ho dei costi di manodopera superiori. Faccio mercati da vent’anni e negli ultimi due ho visto crescere in modo esponenziale la presenza dei cinesi. A Seriate, ma anche, ad esempio a Trescore, dove in una via di soli 200 metri ce ne sono almeno una decina. Periodicamente girano a chiedere se c’è una piazzola in vendita e appena se ne libera una, sono i primi ad accaparrarsela, comprandola direttamente dall’ambulante e sborsando in contanti dai 20 ai 30 milioni di vecchie lire».

(25/09/2003)

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