Economia / Bergamo Città
Sabato 03 Settembre 2011
Il crollo del titolo Ubi
Zanetti risponde a Jannone
Pubblichiamo una lettera inviata dal presidente del consiglio di gestione di Ubi Emilio Zanetti che risponde ai commenti di Giorgio Jannone sul crollo del titolo Ubi..
Pubblichiamo una lettera inviata dal presidente del consiglio di gestione di Ubi Emilio Zanetti.
La giornata di oggi (venerdì 2 settembre, ndr) ha segnato un andamento ancora negativo per tutti i mercati borsistici e, in particolare, per quello italiano e, ancora più specificatamente, per i titoli del settore bancario. Proprio in un momento così difficile per i mercati, ritengo doveroso esprimere alcune considerazioni che riguardano Ubi Banca per evitare che dichiarazioni e interventi di varia natura possano portare a conclusioni fuorvianti o immotivate.
Mi riferisco, per esempio, all'articolo apparso su «L'Eco di Bergamo» il 1° settembre contenente alcune dichiarazioni dell'onorevole Giorgio Jannone, nella sua qualità di presidente dell'Associazione azionisti Ubi. Sono rimasto particolarmente sorpreso dal cambio di rotta assunto dall'onorevole rispetto alle dichiarazioni effettuate su «Bergamo News» il 9 agosto laddove veniva citato a mo' d'esempio l'esperienza che lo stesso onorevole aveva vissuto in occasione della costituzione di altra associazione azionisti Credito Bergamasco, volta a valorizzare il corso delle azioni di quella banca, in funzione della ipotesi di vendita della stessa, ciò che venne poi puntualmente realizzato.
UN PRECEDENTE NEL PASSATO
L'idea che mi ero fatto, condivisa dalle molte persone che avevano seguito in passato l'attività dell'onorevole, era quella che l'onorevole si facesse promotore della costituzione di un'associazione di azionisti per replicare l'esperienza del Credito Bergamasco (che ricordo venne ceduto al Credit Lyonnais), quindi quella di conseguire maggioranze assembleari tali da proporre la trasformazione di Ubi da società cooperativa a società per azioni come premessa per la successiva cessione a qualche gruppo bancario, magari straniero.
E questa doveva e deve essere una prospettiva da contrastare con tutte le nostre forze. Ubi è una banca popolare cooperativa con sede in Bergamo, derivante da operazioni di fusioni e incorporazioni avvenute nel tempo, ma che affonda le sue radici in storici istituti di credito, come la Banca Popolare di Bergamo, nata nel lontano 1869. In questi 142 anni, con le vicende politiche che si sono succedute, le crisi pesanti che si sono verificate, da quella del 1929 i cui effetti si sono dispiegati sino al 1935, all'attuale crisi particolarmente grave, la Banca Popolare di Bergamo e Ubi hanno sempre assolto alla loro funzione di sostegno all'economia, soprattutto alle Pmi e alle famiglie, al territorio, con particolare attenzione alle infrastrutture e alle molte iniziative che hanno sempre sostenuto. Sarebbe una grave sciagura per tutti, per i soci, per il personale, per l'economia se Ubi dovesse essere ceduta, magari a qualche gruppo straniero, il quale anziché riversare i risparmi dei nostri clienti a sostegno delle iniziative locali dirottasse questi risparmi laddove i rendimenti fossero maggiori, magari anche lontano dall'Italia.
Ed io non so se i soci di un'associazione azionisti, che magari in passato hanno goduto dei vantaggi economici derivanti dalla cessione del Credito Bergamasco saprebbero resistere di fronte alla tentazione di assicurarsi un guadagno rispetto alle quotazioni attuali, estremamente sacrificate, che comportano una capitalizzazione pari soltanto ad un terzo dei mezzi patrimoniali tangibili (esclusi tutti gli avviamenti e le poste immateriali) della stessa banca. Considerazioni positive sono state formulate anche da Moody's che, pur riducendo il rating di Ubi a lungo termine da A1 a A2, ha evidenziato i punti di forza di Ubi: «una forte rete distributiva in Italia, livelli soddisfacenti di adeguatezza patrimoniale e di liquidità, nonché i benefici rivenienti dall'aumento di capitale sulla qualità del patrimonio primario in vista dell'entrata in vigore di Basilea 3».
LA DIFESA DELL'AUTONOMIA
Oggi Ubi è il quarto gruppo bancario italiano quanto a capitalizzazione di Borsa, è una banca indipendente, non ha mai subito condizionamenti politici. È assolutamente necessario difendere la forma cooperativa, forma questa che rende particolarmente difficoltosa, se non impossibile, l'effettuazione di un'Opa da parte di chicchessia.
I dati al 30 giugno mettono in evidenza una serie di importanti positività nella gestione aziendale. Infatti oggi Ubi si presenta nell'ambito dei maggiori gruppi con la migliore qualità del credito. In particolare nella semestrale si registra un incremento degli impieghi del 2,6% a dimostrazione dell'attenzione prestata e del sostegno all'economia, pur in un periodo di particolare difficoltà.
Per quanto attiene l'aumento di capitale, proposto prima della comunicazione del piano industriale, allora non ancora compiutamente definito, si è ritenuto opportuno anticipare i tempi per evitare l'affollamento che poi si è puntualmente verificato o annunciato. Oggi la solidità patrimoniale è a livelli ottimali e tale per cui il Core Tier 1 è all'8,2% e il Total Capital Ratio al 13,02%.
Per quanto concerne il contenimento dei costi, ogni operazione di concentrazione deve produrre sinergie di costi e di ricavi. Negli ultimi due esercizi il gruppo ha registrato una riduzione dei costi del 9,76% e un'ulteriore riduzione è attesa nel 2011. Più difficile in un contesto di profonda crisi ottenere incrementi di ricavi.
Riguardo agli emolumenti agli amministratori, nell'esercizio 2009, come da mia espressa richiesta, ho ridotto il mio compenso del 50%. Per gli altri amministratori la riduzione è stata del 20% rispetto a quanto stabilito in sede assembleare. Si potrà fare di più: è allo studio un programma di ulteriore razionalizzazione e semplificazione che potrà portare nei prossimi mesi ad ulteriori positivi risultati. Per quanto concerne le spese di consulenza, le stesse si riferiscono in gran parte ai costi dell'informatica, derivanti anche dalle scelte e dall'applicazione di nuova tecnologia.
LA CENTRALOTA' DEL PERSONALE
Voglio esprimere a tutto il personale del gruppo un caloroso apprezzamento proprio perché in periodi non facili è richiesto a tutti un supplemento di impegno e di dedizione. Un ringraziamento particolare ai capi filiale che dalla ristrutturazione introdotta dal 1° agosto sono tornati ad essere, così come li ha definiti un banchiere amico, «gli imprenditori della banca», agli stessi sono affidati il compito di presidiare il territorio, di essere più vicini ai clienti, di intercettare tutte le esigenze che si manifestassero nelle zone di operatività. Ignorare il contesto che si è creato, la crisi gravissima che ha colpito tutti, l'attacco dei confronti dei debiti sovrani di alcuni Paesi e tra questi l'Italia, per attribuire l'andamento, del tutto insoddisfacente, del corso delle azioni a problemi gestionali, mi pare del tutto semplicistico e ingeneroso.
Per quanto concerne i debiti sovrani nei confronti di Grecia, Portogallo, Irlanda non abbiamo alcuna esposizione; abbiamo una modesta esposizione verso la Spagna di euro 2.500.000, mentre sull'Italia riportiamo le tabelle apparse su «Il Sole 24 Ore» del 1° settembre. Vi sono cose che possono e debbono essere migliorate e che andranno fatte sotto il profilo gestionale, mantenendo peraltro un profilo di rischio contenuto, secondo una tradizione che ha sempre contraddistinto il gruppo.
Emilio Zanetti
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