Economia / Valle Brembana
Mercoledì 10 Novembre 2010
Meglio l'agricoltura bergamasca
L'etilometro penalizza il vino
Migliora la situazione dell'agricoltura lombarda ma non si può ancora parlare di un'uscita dalla crisi. È quanto emerge dai risultati dell'indagine congiunturale relativa al terzo trimestre 2010 realizzata da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia.
Migliora la situazione dell'agricoltura lombarda ma non si può ancora parlare di un'uscita dalla crisi. È quanto emerge dai risultati dell'indagine congiunturale relativa al terzo trimestre 2010 realizzata da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia. Segnali positivi vengono dai settori lattiero caseario, del mais e del frumento tenero e duro.
Ancora senza segni di miglioramento i comparti delle carni bovine e della floricoltura; ancora crisi per il settore della suinicoltura; per quanto riguarda il comparto vitivinicolo, dopo la discreta intonazione positiva dei trimestri precedenti, si registra una situazione di peggioramento. Appare significativo il calo delle risposte degli agricoltori che indicano un fatturato in diminuzione, che passa dal 33% della scorsa indagine al 12% rilevato nella presente. Alla crescita del fatturato, tuttavia, non è corrisposta una parallela crescita della redditività aziendale. L'occupazione del settore agricolo lombardo conferma la tenuta: per il 90% delle imprese risulta uguale a quella del trimestre precedente, per il 7% è in aumento e solo per il 2% in diminuzione.
Per il presidente di Confagricoltura Bergamo, Renato Giavazzi, «è senz'altro confortante la persistenza dei dati positivi già evidenziati nei mesi precedenti per alcuni comparti di grande rilevanza per l'agricoltura lombarda, come il latte e i cereali, che inducono ad un cauto ottimismo per il futuro e che ci auguriamo possano avere presto una adeguata ricaduta favorevole sulla redditività delle aziende. Ma questa ripresa, al momento, non riguarda purtroppo l'intero mondo agricolo e per altri comparti - ugualmente importanti nel nostro contesto provinciale - come gli allevamenti suinicoli ed il florovivaismo, la situazione è ancora grave, mentre per il settore vitivinicolo desta preoccupazione il calo dei consumi interni, non compensato dalla crescita delle esportazioni».
«È un chiaroscuro - commenta il presidente provinciale di Coldiretti, Giancarlo Colombi - di dati positivi e negativi. La crescita del fatturato del settore lattiero-caseario, ad esempio, è dovuta principalmente all'aumento di 3-4 centesimi del prezzo del latte. La redditività è però rimasta in zona negativa perché nel contempo sono aumentati i costi».
«Continua - prosegue Colombi - l'andamento sfavorevole per il comparto bovino, condizionato dal calo dei consumi. E la floricoltura ha risentito del forte ridimensionamento delle commesse pubbliche e della riduzione della domanda privata. La battuta d'arresto del settore vitivinicolo è spiegabile in parte con il fatto che il comparto è reduce da vendemmie eccezionali sia sul piano qualitativo che quantitativo in parte con le severe misure anti-alcol del Codice della strada che hanno disincentivato il consumo. Ciò che conforta maggiormente nell'indagine è il dato dell'occupazione agricola che dimostra di "tenere"».
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