Economia
Martedì 15 Ottobre 2002
La Regione si mobilita per la Val Brembana
Guardare al futuro eliminando gli ostacoli che un domani potrebbero condizionare o, peggio ancora, bloccare lo sviluppo della valle.
Questo il messaggio della riunione di ieri al municipio di Zogno che ha visto riuniti attorno allo stesso tavolo l’assessore regionale all’industria Massimo Zanello, i consiglieri regionali Marcello Raimondi e Daniele Belotti, il presidente della Provincia Valerio Bettoni, l’assessore provinciale al Lavoro Benedetto Bonomo, il presidente Piero Busi e il vicepresidente Silvano Gherardi dalla Comunità montana Valle Brembana e i sindaci Carlo Salvi (Brembilla), Walter Locatelli (San Giovanni Bianco), Vittorio Milesi (San Pellegrino Terme) e Giosuè Paninforni (Zogno), ispiratore dell’iniziativa. Gli amministratori, anche alla luce dei problemi di alcune aziende della zona, hanno illustrato la situazione, sotto il profilo delle specifiche competenze.
In evidenza l’importanza delle infrastrutture e dei vincoli ambientali che, secondo i sindaci, bloccano anche zone non particolarmente meritevoli di tanta attenzione.
Altro tema di rilievo, gli incentivi a chi vuole investire in montagna. «Nessun "cahier de doléances" - ha affermato al termine della riunione l’assessore Massimo Zanello (che nel vertice di Zogno rappresentava anche il collega Alberto Guglielmo responsabile del Lavoro) - anzi ho riscontrato un atteggiamento molto costruttivo e la coscienza di essere un territorio che ha dei problemi, ma anche tanti punti di forza e la volontà di investire e di credere. Le risorse ci sono. Si tratta di centrare gli obbiettivi e, soprattutto, di affrontare in maniera radicale il problema della viabilità». Sull’argomento Zanello è lapidario: «C’è una montagna di leggi sulla montagna. Il problema è l’Unione europea sul fronte degli aiuti di Stato. Non possiamo privilegiare un territorio, si può solo dichiarare "Obbiettivo due" un’area come si è fatto con questa zona. Ma poi bisogna sempre fare i conti con Monti...».
(15/10/2002) Da L’Eco di Bergamo del 15/10/2002
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