Economia / Valle Brembana
Lunedì 16 Agosto 2010
Altro che napoletano:
la pizza «parla» egiziano
Anche la pizza è sempre meno monopolio degli italiani. In Lombardia infatti, su quasi 800 ditte di egiziani attive nei servizi per la ristorazione, sono ormai oltre 640 (l'83%) quelle che dichiarano di fare e vendere pizza, concentrando così in Lombardia il 55% dei pizzaioli egiziani dell'intero Paese. Bergamo fa anche di più, visto che su 39 egiziani che lavorano nella ristorazione ben 33 (quindi l'85%) fanno la pizza.
La Lombardia è dunque una regione di contaminazioni culturali e gastronomiche: il «fenomeno» egiziano è in crescita, con 160 nuove iscrizioni dal 2009 su 232 in Italia. Tra le province, Milano è la regina della pizza egiziana con 285 ditte attive: seguono Monza e Brianza (108 ditte, 17% regionale) e Brescia (78 ditte, 12,1% lombardo).
I dati emergono da una elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al quarto trimestre 2009 e a gennaio 2010 relativamente ai titolari di imprese individuali attive che dichiarano nella attività di impresa di produrre e commercializzare pizza.
La ristorazione straniera in Lombardia
Tra produzione, bar, caffè, take away e ristoranti, sono quasi 3.400 le imprese individuali attive in Lombardia con titolare nato all'estero, il 16,4% delle ditte di settore (più della media italiana ferma al 9%), nella quasi totalità extracomunitarie (3.028 ditte, 14,6% del totale).
In oltre un caso su tre (41%) sono asiatici, soprattutto cinesi (1.202 imprese individuali, 35% delle attività di servizi alla ristorazione con titolare straniero), seguono poi gli arabi (1.072 ditte, 32%) con in prima linea gli egiziani con 781 imprese, il 23%. In terza posizione i rumeni con 139 ditte.
Guardando la specializzazione per nazionalità, la Lombardia ha il record nazionale di presenza di ristoratori provenienti da Paesi come il Burkina (100%) o la Malaysia (100%), di vietnamiti (75%), boliviani (73%) e giapponesi (57%). Sempre in Lombardia opera un ristoratore egiziano su due (55%) tra quelli attivi in Italia.
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