Economia / Isola e Valle San Martino
Martedì 15 Giugno 2010
Indesit, prosegue il presidio
Giovedì consiglio comunale
Nonostante la pioggia torrenziale della mattinata, prosegue a oltranza il presidio dei lavoratori davanti alla Indesit di Brembate, dove stanno arrivando numerose delegazioni di altre aziende come la Brembo e la Dalmine. Dalla scorsa settimana, infatti, 430 dipendenti bloccano le merci in uscita dallo stabilimento, dopo aver appreso dal Consiglio di amministrazione del gruppo marchigiano l'annuncio della chiusura del sito bergamasco per spostare la produzione al Sud.
Per quanto riguarda i possibili sviluppi sulla vertenza, è in programma per oggi un incontro dei sindacati all'assessorato Attività produttive in Regione Lombardia. E sempre oggi la dirigenza Indesit è attesa per un confronto a livello ministeriale a Roma. Inoltre il 17 giugno si terrà, presso la Confindustria di Ancona, un incontro tra direzione aziendale Indesit e coordinamento sindacale del gruppo.
Intanto il Comune di Brembate Sopra ha indetto un Consiglio comunale urgente giovedì 17 alle 20.30. Saranno trattati due punti all'ordine del giorno. Il primo riguarderà le azioni a sostegno dei lavoratori: verrà presentato un documento relativo alla chiusura dello stabilimenti Indesit Company Spa. Al secondo punto l'Amministrazione comunale adotterà una variante al Piano regolatore Generale e alle norme tecniche che vincolerà l'area attuale dell'Indesit a industriale e a nessun altra destinazione. Inoltre il Comune dovrà essere informato su una possibile vendita dell'area industriale in quanto metterà dei vincoli a salvaguardia dei posti di lavoro.
Nel frattempo continuano le proteste e la questione dell'Indesit resta al centro dell'attenzione. Tra le numerose iniziative anche una lettera aperta ai componenti del Comitato aziandale europeo (Cae) e ai sindacati organizzati in Indesit Company da parte di Gianni Alioti, coordinatore Fem Indesit Company: «Abbiamo appreso della decisione del Cda Indesit Company di chiudere gli stabilimenti di Brembate e Refrontolo - vi si legge -. Oltre che una scelta socialmente grave per le conseguenze professionali ed economiche di oltre 500 lavoratori, delle loro famiglie e delle loro comunità locali (cancellazione di 430 posti di lavoro nell?area bergamasca), siamo di fronte a una discontinuità nelle relazioni industriali sviluppate in tutti questi anni tra i rappresentanti dei lavoratori e il management Indesit Company. L?uscita di scena di Vittorio Merloni (per ragioni d?età) dalla guida del Gruppo, può spiegare in parte il cambiamento di stile. La realtà è che l?attuale management ha preso decisioni rivolgendosi per prima cosa ai mercati finanziari, posticipando di mesi l?informazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori sulle prospettive industriali e occupazionali del Gruppo, prevista dal sistema di relazioni sindacali regolato in Italia dal Contratto naizonale del lavoro e dagli accordi aziendali».
«La chiusura di Brembate e Refrontolo e il relativo trasferimento delle produzioni nelle aree del centro-sud Italia, riguardando un solo paese, non obbliga l?impresa a convocare preventivamente una riunione straordinaria del Cae - continua la letterea -. Ma è innegabile che si pone per la prima volta un problema di sostanza sull?effettiva qualità delle relazioni industriali ai diversi livelli (nazionali e transnazionali) con l?Indesit Company. Ad esempio, dietro le scelte compiute dal Consiglio di amministrazione per Brembate, ci sono problemi organizzativi, produttivi e di mercato che si trascinano da alcuni anni, ma che non si sono voluti affrontare. Anzi chi, dopo la riunione del Cae 2008, aveva colto una criticità futura per la continuità produttiva del sito di Brembate, è stato accusato di “allarmismo”». Da qui il rappresentante della Fem esprime «disappunto per come si è arrivati alla decisione di chiudere i due siti di Brembate e Refrontolo, senza aver valutato preventivamente - con i rappresentanti dei lavoratori - tutte le alternative possibili per garantirne la continuità produttiva e occupazionale. Per queste ragioni sosteniamo la lotta già intrapresa dai lavoratori minacciati dalle chiusure e tutte le iniziative che saranno assunte dalle federazioni sindacali dei metalmeccanici italiane affiliate a difesa del lavoro e dell?occupazione. Chiameremo anche i sindacati degli altri paesi affiliati alla Fem a manifestare la loro solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori della Indesit Company di Bergamo e Treviso».
Sulla stessa lunghezza d'onda il documento approvato dal Consiglio generale della Fim-Cisl provinciale insieme alle Rsu delle principali aziende metalmeccaniche della provincia di Bergamo che esprime solidarietà e sostegno a tutti le lavoratrici e ai lavoratori della Indesit, scesi in lotta in questi giorni per difendere la continuità produttiva dello stabilimento di Brembate e la propria occupazione. «Giudica inaccettabile e gravissima la decisione assunta dal Consiglio di amministrazione della Indesit di decretare la chiusura degli stabilimenti di Brembate e di Refrontolo e considera offensiva la modalità con cui i lavoratori ne sono venuti a conoscenza, e soprattutto irrispettoso verso chi ha consentito la crescita e lo sviluppo di questo gruppo industriale - si legge nel documento -. Risulta ad oggi incomprensibile sia sul piano industriale che su quello sociale l'operazione di trasferire le produzioni di Brembate negli altri stabilimenti del centro sud, alla luce degli ottimi risultati che da sempre Brembate ha raggiunto in termini di efficienza, produttività e qualità. Ritiene che la scelta del Consiglio di amministrazione di cancellare oltre 700 posti di lavoro (430 in Indesit e i restanti nell'indotto), in una situazione di profonda crisi già presente nel nostro territorio e nella nostra regione sia da respingere con forza, e pertanto invita tutti quanti hanno responsabilità nel nostro territorio ad agire in questa direzione. C'è la necessità che la politica ai vari livelli, sia a livello governativo che di opposizione, e le istituzioni regionali, provinciali e locali si muovano con il massimo di unità possibile, per chiedere alla proprietà Indesit di modificare i propri piani di chiusura, mantenendo in vita i presidi industriali di Brembate e Refrontolo».
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