E tutto questo accade in un periodo d'oro per il prezioso (oltre che costoso) nettare di Scanzo: all'indomani, cioè, della conquista della Docg, Denominazione d'origine controllata e garantita (ottenuta l'anno scorso), e alla vigilia della «spedizione» dello stesso consorzio e di una pattuglia di produttori al Vinitaly di Verona e mentre si stava preparando quella che - ammesso che si faccia - avrebbe dovuto essere la «marcia trionfale» in Russia, a San Pietroburgo, del Moscato di Scanzo, a distanza di due secoli da quando il grande architetto bergamasco Giacomo Quarenghi (anche lui tra i produttori di moscato) ne portò in dono alcune bottiglie alla zarina Caterina II di Russia. Che lo apprezzò molto, così come, ai giorni nostri, lo apprezza il suo «successore» Vladimir Putin.
Ma se all'esterno il Consorzio tutela Moscato di Scanzo va a gonfie vele e miete successi, non altrettanto accade al suo interno. L'ente sembra, e non da oggi, divorato dai contrasti di una diarchia - presidente e direttore-segretario - che probabilmente è giunta alla resa dei conti finale.
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