«Busetti», proposte respinte
I lavoratori scrivono al vescovo

Giovedì mattina si è svolta l'assemblea dei lavoratori della Busetti Intermach di Bagnatica, all'indomani del'incontro della delegazione sindacale con la direzione del gruppo BIESSE di Pesaro, di cui l'azienda bergamasca fa parte. “Le proposte della proprietà sono state rifiutate dai lavoratori – dice Emanuele Fantini, della Fim Cisl -, perché prive di una qualsiasi strategia industriale capace di dare prospettive serie al lavoro di decine di persone”. Mercoledì Busetti aveva riconfermato la sua proposta di trasferire tutta la produzione a Pesaro (30 lavoratori su 50), garantendone però l'attività solo fino a fine anno.

Intanto, giovedì i dipendenti della Busetti hanno inviato una lettera a Monsignor Beschi, vescovo di Bergamo, approfittando dell'occasione degli auguri pasquali, nella quale si spiega la situazione dell'azienda e i timori dei lavoratori.

Ecco il testo della lettera:
"Eccellenza Reverendissima, siamo i lavoratori dell'unità produttiva Busetti di Bagnatica facente parte del Gruppo Biesse S.p.a. con sede a Pesaro. Abbiamo deciso di scriverLe perché purtroppo stiamo vivendo una situazione di disagio lavorativo ma soprattutto psicologico. La nostra azienda ha deciso con ufficializzazione avvenuta il 16 marzo 2010, di trasferire entro qualche settimana l'intera produzione (e con essa la quasi totalità di noi dipendenti) a Pesaro, imputando tale decisione per noi molto dolorosa alla crisi congiunturale di settore. Pur cercando di comprendere le logiche di natura economico/strategica tipiche delle aziende profit, riteniamo che tale decisione, servita su un piatto di freddezza e distacco, sia avvenuta purtroppo senza tenere in giusta considerazione le vite dei dipendenti che per anni si sono prestati alle Loro esigenze.

Siamo lavoratrici e lavoratori che hanno dimostrato sempre correttezza, zelo, rispetto e fedeltà all'azienda, che fino ad oggi, è vero, ci ha permesso di vivere, mantenere le nostre famiglie, nobilitare il nostro animo. L'aspetto sul quale concentriamo la nostra attenzione è che ci sentiamo profondamente feriti dalla mancanza di “carità” con cui i nostri capi si sono resi portavoce di questa fredda decisione. Il preavviso che ci è stato dato è minimo e l'azienda, in base al contratto di lavoro, non ha previsto alcuna forma di sostegno o compensazione per questo disagio.

La Direzione non si è prodigata per farci trovare, qualora qualcuno di noi accettasse questo difficile trasferimento, una casa o delle convenzioni con i mezzi di trasporto. Non hanno neanche tentato di fare luce sullo scenario che si prospetterebbe per noi sul fronte lavorativo: ci sarà lavoro per noi giù a Pesaro? L'azienda è in crisi anche là, possibile che proprio noi di Bergamo saremo i privilegiati? Il loro tacere su aspetti così importanti la dice lunga sulla effettiva natura della proposta. Noi crediamo che in realtà l'azienda ci ha messi davanti a una scelta sapendo già quale potrebbe essere la nostra risposta, e cavalcando quella risposta, l'Azienda si troverebbe in mano esattamente quello che cercava: che i lavoratori di Bergamo si dimettano, cerchino di trovare un altro lavoro altrove ma sempre nel territorio della bergamasca, oppure accettino quei pochi mesi di cassa integrazione…e poi un caro saluto a tutti. E' qui che abbiamo le famiglie, cosa dovremmo fare?

Come è ovvio la maggior parte di noi non potrà realmente trasferirsi a Pesaro e anche qualora accettassimo la proposta di trasferimento questo sacrificio sarebbe vanificato da un epilogo drammatico: il licenziamento entro breve! Forte in particolare è la solidarietà con quei colleghi il cui stipendio è l'unica fonte di reddito per la propria famiglia; triste l'idea di una famiglia ferita nella sua naturale unità perché uno dei suoi membri è costretto lontano da casa dal lunedì al venerdì, sapendo comunque che entro l'anno perderà il posto di lavoro. Ciascuno di noi, persone prima che lavoratori, vive in questa vicenda le sue personali preoccupazioni, sofferenze e paure: non le raccontiamo qui nel dettaglio ma siamo sicuri che la sensibilità e l'attenzione che Lei più volte ha dimostrato in questo primo anno di vita tra noi Le consentono di intuire e comprendere le nostre emozioni ed i nostri pensieri.

Ci rivolgiamo quindi a Lei per chiedere sostegno spirituale, attraverso il ricordo nella preghiera, e morale, con l'attenzione che vorrà rivolgerci. Siamo consapevoli che i Suoi impegni sono molti e molto importanti; speriamo tuttavia che possa incontrarci, in udienza o, ne saremmo felicissimi, qui nella nostra fabbrica, per un momento di condivisione e di incoraggiamento che possa idealmente estendersi a tutti i lavoratori che, purtroppo, vivono questo genere di difficoltà.

La salutiamo e La ringraziamo per il tempo che ha dedicato alla lettura di questa nostra lettera. Cogliamo l'occasione per porgerLe i nostri auguri di buona Pasqua.
Con affetto e devozione,
tutti i dipendenti dell'Unità Busetti".

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