Considerando i periodi che possiamo chiamare pre-Lehman (dic. 2007 – sett. 2008) e post-Lehman (ott. 2008 – dic. 2009), emerge che la recessione ha colpito più duramente le imprese delle province comprese nei distretti industriali. Con balzi delle sofferenze, a due cifre, per Reggio Emilia (meccanica) e Prato (tessile); poi Venezia, Mantova, Pordenone e Bergamo, provate dal calo dell'export di mobili, abbigliamento-calzaturiero e macchinari.
La restrizione dei prestiti ha penalizzato quasi tutte le province dell'industria manifatturiera: per Biella (tessile), Ancona (tessile e meccanica) e Belluno (occhialeria) il rubinetto del credito si è chiuso di oltre il 20%. Di segno opposto la dinamica sul fronte delle famiglie: raccolta e prestiti sono cresciuti ad un ritmo più sostenuto nella stagione post-Lehman rispetto a prima.
Per quanto riguarda depositi, prestiti e sofferenze delle famiglie, dall'elaborazione effettuata dal Centro studi Sintesi sull'evoluzione nel periodo pre-Lehman (gennaio-settembre 2008) e in quello post-Lehman (ottobre 2008-dicembre 2009), si nota un deciso cambio di passo nelle due "stagioni".
Prendendo come riferimento la variazione media per trimestre, i principali misuratori del risparmio delle famiglie segnalano un'accelerazione: i depositi sono cresciuti del 2,2% (contro l'1,5% nel periodo precedente) e i prestiti dell'1,5% (contro lo 0,2% di prima e sempre su base trimestrale). Le variazioni si sono differentemente declinate sul territorio, ma tranne in pochissimi casi l'incremento ha riguardato tutte le province. Effetti da scudo fiscale a parte, il fenomeno trova spiegazione nella fuga della liquidità dai mercati più a rischio, l'azionario o l'obbligazionario.
La serie di fallimenti di fine 2008 «ha innescato un ripiegamento del risparmio delle famiglie su forme più sicure – osserva Fabrizio Guelpa, responsabile Ufficio Industry & Banking del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo – come il conto corrente e i certificati di deposito: su base annua i conti correnti nel 2009 sono cresciuti quasi del 12 per cento. Le banche, dal canto loro, in difficoltà sul fronte del mercato dei capitali, si sono concentrate sulla clientela retail per alimentare la raccolta». In crescita anche i prestiti, costituiti per la stragrande maggioranza da mutui per l'acquisto della casa. «Considerati i tassi variabili a livelli così bassi e la propensione al mattone degli italiani – continua Guelpa – la dinamica non poteva che seguire un percorso di crescita. Va anche detto che i prestiti non sono un indicatore di povertà, dato che normalmente sono le aree più ricche a distinguersi per gli importi più alti». Maggiormente indicativo della crisi in atto è invece il dato delle sofferenze, cresciute più del 50% da ottobre 2008 a dicembre 2009 (l'incidenza sui prestiti del flusso annuale di nuove sofferenze è passata dallo 0,9 a oltre 1,33% ma in certe aree come Gorizia, Napoli, Crotone o Caserta va dal 2 a oltre il 3%). «La crisi del 2008 ha immediatamente trasmesso lo shock dal settore finanziario a quello reale e questi dati ci dimostrano una sorta di "sciopero cautelativo della spesa" – commenta Luigi Campiglio, prorettore e ordinario di politica economica all'università Cattolica di Milano –. Un po' ovunque, nonostante lo scenario di difficoltà economiche e occupazionali, è aumentata la propensione al risparmio: le famiglie nel giro di brevissimo tempo si sono spostate sulla liquidità, cercando ove possibile di risparmiare di più. E il fatto che questa crescita perduri sta a significare che l'atteggiamento di cautela non è stato ancora abbandonato». Del resto i prestiti – l'altra faccia della medaglia – confermano questa prudenza delle famiglie: anch'essi in crescita, ma a un ritmo un po' meno sostenuto rispetto ai depositi e con la casa, investimento "sicuro", a far la parte del leone. Sul territorio (si vedano le tabelle in pagina) raccolta e finanziamenti delle banche vedono svettare milanesi e romani come importi per famiglia (intorno ai 38mila euro i depositi e ai 23mila euro i prestiti, a fronte di una media italiana pari rispettivamente a 25mila e 16mila euro). Se invece si considerano le variazioni da ottobre 2008, spiccano Rimini nei depositi (+5,5% trimestrale e +28% in totale) e ben tre province pugliesi nei prestiti, Foggia, Lecce e Taranto (con crescite trimestrali intorno al 3-4% ma fino al +18 nella stagione dopo-Lehman).
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