Risultato: nel giro di qualche mese si stanno avviando a superare la cinquantina i Comuni bergamaschi, capoluogo compreso, che hanno aderito al «patto dei sindaci» (covenant of mayors) con l'Unione europea per abbattere le emissioni di anidride carbonica al ritmo del «20-20-20»: aumentare l'efficienza e tagliare la CO2 del 20% entro il 2020. In Europa le adesioni sono ormai centinaia.
E il dato orobico non è indifferente se si pensa che in tutta Italia hanno aderito per ora 299 Comuni. Vuol dire in pratica che uno ogni sei è in Bergamasca. Il 4 maggio è prevista a Bruxelles la firma ufficiale, preceduta l'11 marzo dalla firma con la Comunità montana della Val Brembana: «Sarà la prima Comunità montana in Europa che firma come ente di sostegno», sottolinea Antonello Pezzini, che da quattro anni rappresenta Confindustria in Europa, come consigliere del Cese, il Comitato economico e sociale europeo, e da un anno a questa parte sta tirando le fila sul territorio per far conoscere l'opportunità a partire dalle valli.
Un'occasione che fa dell'ente pubblico una guida dell'innovazione e che il vicepresidente di Confindustria per l'Europa, Andrea Moltrasio, rispolverando il suo celebre no di anni fa al turismo di massa stile Disneyland, indica come «la risposta a chi pensava che Bergamo potesse diventare solo un parco di divertimenti e invece può diventare un parco energetico. Possiamo fare cose più belle e che creano valore». Con un «patto dei sindaci» che «consente di investire in tecnologia».
I primi passi sono della primavera del 2009. «Bergamo si è mossa per tempo con Confindustria», dice Pezzini. Le idee europee si sono intrecciate con il progetto per la Val Seriana. Qui, ricorda Moltrasio, «si è pensato di orientare le imprese a investire nei cosiddetti lead market». Sono i mercati che indicano una direzione nuova per il futuro e tra questi, insieme al tessile tecnico o all'edilizia sostenibile, ci sono le energie rinnovabili. Un nuovo incrocio si profila ora con il distretto per l'energia, che vede in campo una pluralità di attori, fra cui la stessa Confindustria Bergamo e l'Associazione artigiani, oltre alle istituzioni, con Regione, Provincia e Comune capoluogo in testa.
«Ricongiungere questi percorsi diventa fondamentale», dice Pezzini, con un'annotazione di base: «Il distretto dell'energia nasce se c'è una cultura di fondo». Ed è ciò che si sta cercando di costruire da Foppolo a Gandino. «Siamo partiti con alcuni artigiani a Brembilla e questi si sono mossi con i loro sindaci», coinvolgendo poi tutta la Val Brembana, e «parallelamente abbiamo iniziato a lavorare anche con i sindaci della Val Gandino», dice Pezzini. «Il fatto che i sindaci stiano diventando protagonisti è significativo perché è il simbolo di una democrazia partecipata che funziona», chiosa Moltrasio. «È la democrazia di prossimità sostenuta da Jacques Delors», gli fa eco Pezzini citando l'ex presidente della Commissione europea.
E il grande sogno europeo si fa più vicino. Cominciamo a fare qualche conto. Pezzini snocciola stime e statistiche. Un Comune con meno di 5 mila abitanti spende in media 280 mila euro l'anno in energia. Si sale a 500 mila euro fino a 10 mila residenti e a 800 mila euro attorno ai 20 mila cittadini. Con le misure previste dal «patto dei sindaci», «si può risparmiare almeno il 40% e si può arrivare anche al 70%», sottolinea Pezzini. Dalla firma del patto in poi le tappe saranno scandite. Entro un anno dovranno essere realizzati e approvati i Seap, i piani d'azione per l'energia sostenibile: «Il Comune diventa socio dell'Ue per realizzare il 20-20-20 e per raggiungere l'obiettivo prepara un piano, che viene poi valutato dal Centro di ricerca europeo di Ispra e con l'approvazione della direzione generale Trasporti Energia trasmesso alla Bei per il finanziamento».
Il piano fisserà impegni di informazione, «perché il risparmio energetico diventi un elemento culturale forte», e disegnerà la mappa delle emissioni, del patrimonio immobiliare del Comune, dei trasporti e delle energie alternative in essere. «Da lì - spiega Pezzini - partirà la traiettoria per ridurre i consumi energetici e aumentare le energie rinnovabili». Come? Innanzitutto lavorando sugli edifici pubblici per contenere la dispersione di energia con cappotti, caldaie, valvole termostatiche, per fare qualche esempio. Ma si pensa anche alla produzione da fonti alternative. I finanziamenti per realizzare i progetti arriveranno dalla Bei, la Banca europea per gli investimenti che, spiega Pezzini, ha «una dotazione di 13,5 miliardi di euro per il 2010, e aumenterà, per realizzare un'economia a bassa emissione di CO2».
Quanto alla Bergamasca, «se tutti i sindaci aderissero penso che potremmo portare sul territorio 250 milioni di euro. Presumo però che arriveremo a una novantina di Comuni e quindi a 170 milioni di euro nell'arco di un anno, un anno e mezzo». Non sono risorse a fondo perduto: «Sono strumenti agevolati - spiega Pezzini -. La Bei dà i finanziamenti a un tasso d'interesse che è almeno dieci punti base sotto l'Euribor. Copre il 100% della spesa ed è da restituire mediamente in 15-20 anni, da contrattare. Ma se i Comuni si organizzano, il finanziamento si ripaga con i risparmi e non tocca il patto di stabilità». «I Comuni della Val Brembana penso che potranno beneficiare di 70 milioni di euro», dice Pezzini.
«Dobbiamo ancora precisare cosa fare: ci sono le cose tradizionali e quelle che nascono dai sogni, che sono le più belle». E qualcosa abbozza: geotermia, biomasse, fotovoltaico, solare termico e mini-eolico. Tutto da valutare e studiare. Con un dettaglio che va a toccare i conti dei Comuni: anche fare i piani Seap costa. «Il 90% può essere coperto con il programma europeo Elena che per il primo anno stanzia 15 milioni di euro», dice Pezzini, sollecitando le amministrazioni che ancora intendessero aderire al «patto» a stringere i tempi per poter accedere anche a queste ulteriori risorse, per ora non molto ampie visto che sono su scala europea.
Ma una volta raccolte le risorse Bergamo sarà pronta a metterci la tecnologia adeguata? Pezzini conta in una trentina le imprese di vari settori variamente impegnate in campo energetico e già coinvolte dal confronto in Confindustria. E Moltrasio aggiunge un ricordo: «Quando costruì il termovalorizzatore di Dalmine, Fausto Radici mi portò a vedere il sistema di abbattimento dei fumi e mi mostrò con grande orgoglio che tutte le componenti erano state fatte a Bergamo». A conferma, sottolinea Moltrasio, che le capacità tecnologiche sul territorio ci sono e possono essere sviluppate. Parlando di risparmio energetico nel suo complesso per Moltrasio si può «arrivare a livelli interessanti» di impatto sull'economia. E anche se è difficile prevedere quanto valore aggiunto e quanta occupazione si potrebbero creare, Pezzini cita due stime: «Per ogni megawatt prodotto con il fotovoltaico possiamo avere 3,5 posti di lavoro e per ogni megawatt prodotto con l'eolico 2,7».
I tempi per vedere le idee diventare realtà concreta? «Dipende dalla capacità degli uomini di entrare nell'intelligenza del nuovo», risponde Pezzini parafrasando Oscar Wilde: «L'innovazione è la verifica delle utopie. L'utopia di sviluppare un'occupazione forte in Bergamo è nell'innovazione». E Pezzini da parte sua non smette di immaginare un'economia diversa: «Pensate se sfruttassimo l'acqua fluente con pale distanziate collegate a una turbina. È questione di organizzarsi. Questa cultura deve entrare nei cromosomi della gente». Un'occasione che, conclude Moltrasio, «potrebbe anche cambiare la fisionomia ambientale» e, ribadisce, fare da volano agli investimenti in tecnologia portando una crescita in ogni direzione, anche culturale.
Silvana Galizzi
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