Il Comitato Direttivo appena formato dalla platea del decimo Congresso provinciale del sindacato dei pensionati CGIL, in rappresentanza dei 46.820 iscritti all'organizzazione, ha espresso il suo voto anche sulla nuova segreteria provinciale: a comporre l'organismo sono Mino Caputo, Augusta Passera, Marcello Gibellini, tutti componenti uscenti confermati.
Politiche dello SPI provinciale, prospettive per l'anno in corso, pensioni e tutele economiche per i pensionati, ma anche negoziazione sociale sul nostro territorio e rapporti unitari sono stati i temi al centro della discussione congressuale all'Hotel Excelsior San Marco. Per arrivare a questo appuntamento congressuale, lo SPI ha organizzato 111 assemblee in tre settimane, coinvolgendo 2.313 persone che hanno assistito all'illustrazione delle due mozioni. A votare sono stati in 7.214 iscritti (7.106 voti validi, di cui 6.642 mozione 1 Epifani, e 444 mozione 2 Moccia, pari rispettivamente al 93,75% e al 6,25%).
“C'è soddisfazione per quello che è stato un congresso davvero bello, molto dibattuto, con 31 interventi di spessore, a dimostrazione che i pensionati sono più vivaci di quanto qualcuno pensi” segretario generale provinciale SPI-CGIL Gianni Peracchi. “È prevalsa l'idea di una ricerca continua dell'unità territoriale con le altre organizzazioni sindacali, di porre l'attività capillare sul territorio come tema centrale per esser più vicini ai pensionati sia nell'erogazione dei servizi sia per il lavoro di negoziazione con gli enti locali su questioni come la sanità, i trasporti, la casa. Inoltre, come categoria c'è la soddisfazione di rappresentare qualcosa di innovativo nel panorama europeo, dove ad esempio la Francia e la Germania, che hanno sindacati dei pensionati interni alle categorie, stanno chiedendo a noi italiani di studiare il nostro modello sindacale”.
Davanti alla platea congressuale Peracchi, nella sua relazione, ha analizzato la situazione attuale, dal punto di vista della categoria dei pensionati: “Brunetta, Sacconi e, purtroppo, anche qualche lavoratore e cittadino, ritengono che i pensionati in questa difficile situazione di crisi siano garantiti. Non possono perdere il posto di lavoro, ovviamente. Pertanto, a detta loro, nella crisi si dovrebbero considerare tra i privilegiati. Ma si dimenticano della continua diminuzione del potere d'acquisto delle pensioni, specialmente di quelle medie, guadagnate con una vita di contributi versati. Si dimenticano che, mentre le pensioni sono ferme o subiscono ritocchi al ribasso, i prezzi dei beni alimentari - e non solo quelli - aumentano. Che è aumentato il prelievo fiscale su stipendi e pensioni, alla faccia degli slogan propagandistici ed ingannevoli della diminuzione delle tasse. Che di restituzione del fiscal drag il governo non vuole nemmeno sentir parlare. Fingono di non vedere il paradosso di questi tempi e cioè che, diversamente dal passato in cui i giovani aiutavano gli anziani, oggi sono i pensionati che danno una mano concreta alle generazioni di mezzo e a quelle più giovani colpite dalla crisi e dalla perdita del posto di lavoro”.
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