Economia / Bergamo Città
Venerdì 26 Febbraio 2010
Moda, per l'industria del falso
Bergamo perde 223 milioni l'anno
Secondo i conteggi fatti i falsi fanno perdere 20 mila posti di lavoro in Italia ogni anno e la contraffazione di capi e accessori di abbigliamento griffati costa alle imprese italiane quasi 12 miliardi di euro ogni 12 mesi, vale a dire circa un quarto delle perdite economiche complessive causate da prodotti «taroccati», che è pari a circa 50 miliardi di euro all'anno.
I danni economici provocati dalla contraffazione nel settore moda si sentono soprattutto in Lombardia, dove le imprese lamentano una perdita di circa 2,4 miliardi di euro, distribuiti tra quelle milanesi (792 milioni di euro), bresciane (396 milioni), bergamasche (223 milioni), varesine (209 milioni) e brianzole (173 milioni di Euro).
L'indotto della Settimana della moda - è stato stimato - vale circa 18,5 milioni di euro, circa il 15% rispetto allo scorso anno, principalmente a causa del calendario attuale «ridotto» e anche per il blocco del traffico. L'indotto diffuso interessa soprattutto, oltre a Milano, le province di Monza e Brianza e Como e si distribuisce tra i servizi di alloggio, accoglienza e ristorazione (11 milioni di euro) e altri servizi, tra i quali, tra l'altro, le imprese legate ad eventi, lo shopping e i trasporti (7 milioni di euro).
La riduzione della settimana della moda milanese non inficia comunque il valore del brand delle sfilate internazionali, stimato dall'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza in più di 150 miliardi di euro.
«La moda, come il design, è simbolo dell'eccellenza del made in Italy - dice Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di Commercio di Monza e Brianza –. Simboli da difendere dai fenomeni di contraffazione e abusivismo: il Made in Italy è un valore competitivo per le nostre imprese che va promosso, difeso e tutelato attraverso un gioco di squadra tra produttori, distributori ma anche tra consumatori ed istituzioni, perché la via della qualità richiede controlli e innovazione. Per questo credo sia necessario oggi investire nei giovani anarchici della creatività, risorse che si trovano spesso nella pancia delle imprese, lontani dai riflettori e che con difficoltà riescono ad emergere».
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