Economia
Martedì 23 Febbraio 2010
Funzione pubblica della Cgil
Brumana confermato segretario
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Brumana, 57 anni, residente a Curno, nella sua relazione congressuale ha toccato diverse questioni aperte per i lavoratori del suo settore. A proposito della “riforma” della pubblica amministrazione da parte del governo di centro-destra ha detto: “Parlando di questo tema non mi riferisco al solo tema della nuove regole in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni e di trasparenza ed efficienza di queste ultime, più comunemente conosciuto come “riforma Brunetta”, quanto piuttosto ad un disegno più ampio che interessa lo stesso assetto politico-istituzionale del paese, che riguarda: la riforma del sistema delle autonomie locali, con la prossima adozione della carta delle autonomie, la tanto decantata riforma contenuta nella legge sul federalismo fiscale, la riforma dei servizi pubblici locali, le diverse disposizioni contenute nella disorganica produzione legislativa del governo. Tutti provvedimenti che, depurati dagli elementi di puro e semplice effetto propaganda, peraltro ampiamente utilizzato, dovrebbero ridisegnare competenze e ruoli delle pubbliche amministrazioni e tradurre in fatti concreti il disegno che questo governo intende perseguire nell'applicazione del principio costituzionale di sussidiarietà sia verticale (trasferimento di compiti e funzioni amministrative all'amministrazione più vicina ai cittadini), ma anche e soprattutto orizzontale (svolgimento di attività di interesse generale da parte dei cittadini singoli o associati). E' una questione che riguarda tutta la nostra categoria, più in generale, tutti i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, i giovani in cerca di una prima occupazione, e, in definitiva, tutti coloro che vivono nel nostro paese. Ma è anche una questione che spesso rimane ai margini del dibattito politico, confinata nell'ambito di un gruppo ristretto di addetti ai lavori. Da anni la pubblica amministrazione è in una situazione di perenne riforma, al centro di provvedimenti spesso contraddittori finalizzati, a parole, alla ricerca di un'organizzazione più efficiente e trasparente in grado di fornire servizi adeguati ai cittadini. Per questo governo la risposta ai mali della pubblica amministrazione passa attraverso un processo di accentuata ri-legificazione dell'organizzazione e del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici da un lato e di progressivo affidamento, non solo dell'erogazione di servizi, ma anche dell'esercizio di compiti e funzioni, in favore di soggetti privati dall'altro”.
La pubblica amministrazione di regola esercita pubbliche funzioni in grado di ampliare o restringere i diritti dei cittadini attraverso un'attività che è volta ad autorizzare, concedere, limitare le loro prerogative. “Negli ultimi anni, ma soprattutto con questo governo” continua Brumana, “si è assistito alla progressiva attribuzione di pubbliche funzioni a soggetti privati con l'intenzione manifesta di estendere questo processo tanto da mettere in discussione il ruolo stesso della pubblica amministrazione nel nostro paese”.
La pubblica amministrazione non si caratterizza, tuttavia, per il solo esercizio di pubbliche funzioni, ma è anche erogatore diretto di prestazioni e svolge un ruolo essenziale nella gestione e regolazione dei servizi pubblici offerti ai cittadini (anche solo quale erogatore di ingenti risorse finanziarie): “Anche in questo caso la scelta del governo pare quella di ridurre drasticamente il ruolo della pubblica amministrazione, non tanto o non soltanto attraverso un processo di “privatizzazione” nella gestione dei pubblici servizi, quanto piuttosto attraverso la forte incentivazione del processo di “liberalizzazione” degli stessi attraverso il prevalere delle logiche di mercato nella loro erogazione. Il disegno del governo di centro-destra di riduzione del ruolo e del peso delle pubbliche amministrazioni, in favore di uno “stato leggero” che si ritrae di fronte all'intervento del privato, considerato sempre e comunque più efficiente in quanto fondato sulle virtuose regole del mercato, ha avuto come logico presupposto la denigrazione del dipendente pubblico dipinto come esempio tipico di “fannullone”, causa prima dello spreco delle risorse pubbliche, della disorganizzazione ed inefficienza della pubblica amministrazione, senza evidentemente prendere in considerazione la possibilità che, ove si verifichi una siffatta situazione, forse la ragione principale sia attribuibile ad una classe politica che si è dimostrata poco incline a perseguire l'interesse pubblico, quanto piuttosto ad occupare il potere attorniandosi di “amici fidati”.
Nell'ambito dei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro il segretario ha spiegato che: “Sicuramente più problematica appare la vicenda del pubblico impiego, dove ad un accordo separato siglato da CISL e UIL, che accetta le compatibilità economiche contenute negli atti di programmazione finanziaria oltre alle regole dell'accordo del 22 gennaio 2009, si aggiunge la finanziaria che per il triennio 2010-2012 presenta disponibilità economiche assolutamente insufficienti e tali da coprire la sola indennità di vacanza contrattuale ed il decreto Brunetta che ridimensiona fortemente il ruolo della contrattazione collettiva, sia nazionale che integrativa, ridisegnandone ex lege tempi e procedure. E' certamente una gestione sindacale complicata quella che si annuncia per il rinnovo dei contratti dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, ma lo è anche e soprattutto per CISL e UIL, perché in questo caso le loro contraddizioni si moltiplicano considerato che poco o nulla il governo di centro-destra è disponibile a concedere e che, quindi, poco o nulla CISL e UIL sono in grado di offrire ai lavoratori quale contropartita dell'accordo sottoscritto e del silenzioso sostegno offerto alla controriforma Brunetta”.
Le stesse considerazioni svolte in materia di rinnovi contrattuali valgono, per Brumana, anche per le vertenze in corso col governo relative alle questioni più generali ed in cui la confederazione è direttamente coinvolta: “Mi riferisco alle vertenze relative sul fisco, alla difesa complessiva dell'occupazione e delle relative scelte di politica economica del governo, alla questione delle pensioni ed a quella sulle tariffe ed i servizi che vedono coinvolte a livello locale le confederazioni. Anche in questo caso trovo poco credibile un approccio che prescinda da coinvolgimento di CISL e UIL. Questo non vuol dire assumere posizioni subalterne nei confronti delle altre organizzazioni sindacali, quanto, piuttosto, assumere, con il senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori e dei pensionati che ha sempre caratterizzato la CGIL, quell'atteggiamento unitario che gli stessi lavoratori e pensionati da noi si aspettano”.
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