La Cisl: sono oltre 52 mila
i bergamaschi in cerca di lavoro

I dati relativi al 2009 dimostrano una crescita preoccupante delle persone in cerca di occupazione in provincia di Bergamo. La Cisl ha messo a confronto il dato del 2007, stimato dall'Istat in poco più di 15.000 persone, a quello di oggi, che è di 52.355 persone, con un incremento del 23% rispetto ai dati 2008. L'incremento maggiore ha riguardato i giovani fino a 25 anni (+48%) e le persone in mobilità (+52%). Viene anche confermato il numero consistente delle persone oltre 45 anni (18.000). Rimane importante il dato dei lavoratori immigrati disoccupati che superano i 12.000, con rilevanti problemi in merito al mantenimento del permesso di soggiorno che, come previsto dalla Bossi-Fini, scade dopo 6 mesi.

Nelle elaborazioni che ne ha fatto la Cisl di Bergamo emerge un problema sociale rilevante in cui occorre con urgenza che le istituzioni e le parti sociali se ne facciano carico. Migliaia di persone disoccupate non hanno più nessun sostegno al reddito o lo stanno perdendo in questi mesi. Per questo è urgente definire iniziative e investire risorse sul versante delle persone disoccupate.

«Occorre costruire da subito – sostiene Ferdinando Piccinini, segretario generale della Cisl di Bergamo - un progetto che investa sulle persone disoccupate sul versante della formazione, dei servizi al lavoro e del sostegno al reddito. Per questo diventa urgente che la Provincia, in modo concertato con le parti sociali e le istituzioni del territorio, definisca in tempi brevi un progetto che affronti quattro elementi fondamentali: una analisi della domanda di lavoro attraverso la costruzione di un sistema di rilevazione dei fabbisogni occupazionali con il coinvolgimento delle rappresentanze imprenditoriali e sociali del territorio; la definizione di forti azioni di riqualificazione maggiormente coordinate dal pubblico e dalle parti sociali con integrazione al reddito legata alla partecipazione e disponibilità delle persone disoccupate, rendendo maggiormente flessibile il sistema delle doti regionali; una politica mirata di incentivazioni alle aziende (e non alle agenzie per il lavoro) che assumono soggetti maggiormente svantaggiati (lavoratori ultra 45enni, donne, lavoratori con carichi familiari, soggetti svantaggiati ecc.), e la maggiore valorizzazione del contratto di apprendistato come forma di ingresso principale al lavoro per la fascia giovanile.

A fronte di una situazione che sarà destinata, secondo fonti di osservazione accreditate, a subire un forte peggioramento nel corso del 2010 e del 2011 – conclude Piccinini -, visti i numeri enormi delle persone coinvolte dagli ammortizzatori sociali e dalle ristrutturazioni, diventa urgente che tutti gli attori del territorio, innanzitutto la Provincia, investano risorse e nuove progettualità. Occorre creare le condizioni per una maggiore incisività e tempestività dell'osservatorio provinciale sul lavoro per un continuo e costante monitoraggio della crisi. Un pieno coinvolgimento dell'Università di Bergamo in questo senso potrebbe rappresentare un effettivo salto di qualità».

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