Triumph, 56 operai a rischio
per la chiusura del magazzino

Torna il nome Triumph nella lista delle aziende bergamasche in difficoltà: fu - ricorda un comunicato della Cgil - una delle prime a entrarci, nel maggio 2004, quando annunciò 113 esuberi per la cessazione della produzione dell’intimo Sloggi (spostata da Trescore all’estero). Fra trattative e cassa integrazione gli esuberi scesero a 88. Chiuso il reparto di cucito, rimasero in piedi l’attività logistica del magazzino, i negozi monomarca e gli uffici.

Ma martedì 12 gennaio, in un incontro nella sede Italiana che si trova a Trescore Balneario, la multinazionale svizzera di abbigliamento intimo ha annunciato che è stata costretta a rivedere tutte le proprie operazioni a fronte di una situazione a livello mondiale molto critica. «La valutazione dell’azienda - spiegano Fulvio Bolis, segretario generale provinciale della FILTEA-CGIL e Cristian Verdi della FEMCA-CISL - ha riguardato, oltre che la produzione, i marchi del gruppo sia internazionali che locali e la catena logistico distributiva, per la quale sono stati passati in rassegna tutti i centri di distribuzione: la decisione è stata quella di chiudere il magazzino di Trescore».

«Si tratta di 56 posti a rischio, quasi tutti occupati da donne - continuano Bolis e Verdi -. Ieri, all’annuncio, abbiamo chiesto ai responsabili dell’azienda in Italia di rivedere la propria posizione e di farsi promotori della nostra richiesta presso il gruppo.  Per la situazione occupazionale complessiva della nostra provincia la chiusura significherebbe, infatti, condannare queste persone alla disoccupazione. Noi consideriamo la scelta Triumph sbagliata e assolutamente non condivisibile. Siamo di fronte a una multinazionale che in un momento di difficoltà non lesina su razionalizzazioni. Certo, dopo 50 anni di storia italiana di un’azienda che i lavoratori hanno contribuito a rendere grande, ci sembra paradossale trovarci messi alla porta.  Rischia di andarsene un altro pezzo della storia industriale della nostra provincia. Le ricadute sociali, se l’azienda non modifica la sua decisione, saranno altissime soprattutto per l’occupazione femminile che già sta pagando in modo pesantissimo».

«Tra l’altro - aggiungono - c’è da comprendere nel dettaglio che cosa succederà dei restanti lavoratori occupati negli uffici e nella rete vendita. L’argomento ieri è stato solo accennato, l’azienda a tal proposito ha detto che la decisione riguarda solo il magazzino, ma anche per questi lavoratori la preoccupazione è tanta».

Così questa mattina, dalle 10 alle 12, si è tenuta l’assemblea sindacale per comunicare ai lavoratori la notizia. In assemblea sono state espresse varie posizioni. «Tantissima la preoccupazione di donne che in diversi casi hanno il marito in cassa integrazione. Da subito abbiamo voluto dare un segnale di dissenso scendendo in sciopero con un presidio che è , al momento in corso». Il presidio e lo sciopero (4 ore), decisi poco fa al termine dell’assemblea, sono iniziati alle 13.30 di oggi, mercoledì, per concludersi alle 16. Per giovedì, 14 gennaio (alle 9), è in programma un incontro con i rappresentanti dell’azienda nella sede di Confindustria a Bergamo.

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