La Cgil sul voto nelle case di riposo
«Dubbi sul numero dei votanti»

I dipendenti delle case di riposo ex-Ipab (con esclusione di quelle di Bergamo e Treviglio che già avevano rinnovato la RSU) hanno eletto il 23, 24 e 25 novembre le loro rappresentanze sindacali unitarie, dopo ben otto anni. La partecipazione al voto è risultata ampia ed ha manifestato con chiarezza la volontà dei lavoratori di eleggere democraticamente i propri rappresentanti nei luoghi di lavoro.

“Prendendo a riferimento il complesso dei voti validi pubblicati sulla stampa locale, i risultati delle votazioni hanno mostrato un indubbio consolidamento della FP-CISL (60,2% dei voti), una sostanziale tenuta della FP-CGIL (37,5%), l’assenza delle altre organizzazioni sindacali ridotte complessivamente al 2,3%” ha commentato Gian Marco Brumana, segretario generale provinciale della FP-CGIL di Bergamo.

“Rimane, tuttavia, qualche dubbio sull’effettiva consistenza dei voti espressi visto che l’intero organico dei dipendenti risulta aver votato solo nelle case di riposo dove erano presenti esclusivamente le liste FP-CISL (compresi gli iscritti alla CGIL). In queste case di riposo, cioè, nessun lavoratore, a differenza degli altri gerontocomi, era assente perchè in malattia o in ferie o più semplicemente perché non aveva voglia di votare. Questo non inficia il risultato complessivo delle elezioni, se non per le relative proporzioni percentuali. Certo, però, ingenera qualche legittima perplessità sul numero assoluto dei votanti ingenera. Il voto assegna per il prossimo futuro una maggiore responsabilità alla FP-CISL che dovrò avanzare una proposta trasparente e coerente per dare risposta ai non pochi problemi che quotidianamente affrontano i lavoratori delle ex-Ipab. Ne elenchiamo alcuni: coniugare la garanzia dell’erogazione di un servizio di qualità alla volontà, espressa da parecchie case di riposo, di applicare contratti collettivi diversi a personale che svolge esattamente le stesse mansioni; far fronte all’esternalizzazione dei servizi di assistenza che non di rado maschera interposizione illecita di manodopera attraverso l’utilizzo spregiudicato di appalti a cooperarive sociali; garantire incentivi economici per un’attività spesso usurante in un settore in cui le risorse sempre più scarseggiano; sottoporre al vaglio dei lavoratori le proposte di rinnovo dei contratti collettivi, sia nazionali che integrativi”.

Con la trasformazione delle ex-Ipab in fondazioni, scrive la Cgil, i dipendenti, pur vedendo privatizzato a tutti gli effetti il loro rapporto di lavoro (con liquidazione del trattamento di fine rapporto, possibilità di versamento dei contributi all’INPS, applicazione delle regole del settore privato cominciando dalla selezione del personale da assumere), mantengono, tuttavia, l’applicazione del contratto nazionale di lavoro Regioni – autonomie locali, che rappresenta pur sempre un contratto collettivo di diritto comune, e dei relativi istituti sia normativi che economici.

“Questo deve poter valere per tutti” conclude Brumana, “per evitare la presenza di lavoratori di serie A e di lavoratori di serie B con meno tutele. Come FP-CGIL saremo sempre disponibili a condividere con altri scelte trasparenti e corenti che evitino, in primo luogo la divisione dei lavoratori”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA