Confindustria: la ripresa soltanto nel 2004

Secondo gli industriali per rivedere la ripresa economica bisognerà attendere il 2004

Confindustria frena sulla ripresa economica. Il 2003 sarà un anno di «convalescenza» più che un anno di sviluppo. Per rivedere la ripresa bisognerà attendere il 2004. L’ultimo Bollettino economico di Confidustria non vede all’orizzonte pericoli di una nuova fase recessiva, ma riscontra ancora «notevoli incertezze e rischi» nello scenario internazionale tali da non far prefigurare alcun changeover economico. Per Giampaolo Galli «é molto difficile» che l’ Italia possa fare nel 2003 quello scatto congiunturale indicato dal governo (2,3%). Dopo un modesto +0,4% quest’anno, prevedono gli industriali, nel 2003 la crescita non andrà oltre l’1,4%. Solo a settembre scorso l’ Ufficio Studi di Confindustria aveva parlato di un Pil 2003 al 2,3%, in linea con le previsioni di governo.
Numeri non eccezionali, che però non mettono a rischio la tenuta dei conti pubblici. Anzi, Confindustria ritiene «improbabile che si ponga l’esigenza di una manovra aggiuntiva nel corso del 2003». Da un disavanzo del 2,6% quest’anno si dovrebbe scendere al 2,3% l’ anno venturo con un calo del disavanzo strutturale dello 0,5%, in linea con l’interpretazione del patto di Stabilità emersa in Europa negli ultimi mesi. Per il 2004, poi, «in assenza di ulteriori manovre», il disavanzo risalirebbe al 2,9% "per effetto del venir meno delle misure una tantum del 2003" che Confindustria ha calcolato a quasi 19 miliardi di euro (di cui 7 provenienti dalle cartolarizzazioni già incluse nel tendenziale).
Conti alla mano, «nel nostro scenario base - prevede Galli - ipotizziamo una manovra consistente nell’autunno prossimo, tale da portare il disavanzo effettivo del 2004 al 2%». Se poi in Europa prevalesse l’idea di imporre una riduzione del debito di quattro punti all’anno nei Paesi che superano la soglia del 60% (e l’Italia è tra questi), «le prospettive si complicherebbero ulteriormente».
Dopo l’apertura di credito ai conti pubblici, gli industriali si mostrano meno ottimisti del governo quando si passa a parlare di gettito tributario e concordato fiscale. Gli elementi di incertezza riguardano l’autotassazione, la possibilità che venga completata entro l’anno la seconda operazione di cartolarizzazione immobiliare (7,8 miliardi), gli effetti del decreto blocca-spese.
C’è infine l’incognita devolution, su cui Confindustria non manca di esprimersi in chiave critica: il federalismo fiscale rischia di portare ad una moltiplicazione dei centri di costo e rappresenta un’incognita per la spesa pubblica.

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