Anno di buona tenuta il 2006 per l’agricoltura bergamasca. La produzione lorda vendibile ha infatti fatto registrare un aumento a quota 539 milioni di euro rispetto ai 520 milioni del 2005. Il quadro complessivo è di luci e ombre. I dati sull’annata agraria sono stati diffusi ieri dall’Ufficio statistica dell’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Bergamo, ed è proprio l’assessore provinciale Luigi Pisoni a commentare questi risultati. Spiccano, fra le altre cose, l’aumento delle colture orticole (da 276 mila a 412 mila quintali), la crescita dell’allevamento dei suini (da 270 mila a 340 mila) e il calo degli struzzi (da 980 a 760). Per Pisoni «nel 2006 l’agricoltura bergamasca ha dimostrato una buona capacità di tenuta, nonostante le contingenze avverse che hanno ciclicamente afflitto il settore». Sulla produzione lorda vendibile (Plv) totale, quella animale è stata di 369 milioni di euro, mentre quella vegetale si è attestata sui 169 milioni.
«I settori trainanti dell’annata agraria - spiega l’assessore - sono stati il comparto orticolo e quello agrituristico, espressione rispettivamente di agricoltura da alta specializzazione e di agricoltura multifunzionale. In passato, era nelle zone collinari intorno alla città che si concentrava la maggior parte delle produzioni dell’orticoltura bergamasca. Il settore ha comunque subito negli ultimi anni una notevole trasformazione, estendendosi in pianura dove, anche tramite la coltivazione in coltura protetta, si producono 41,2 tonnellate di ortaggi di qualità sempre elevata».
Valutazioni favorevoli anche per il settore del vino, con una vendemmia definita da record. «Effettivamente - conferma Pisoni - la vendemmia è stata d’annata con i vini bergamaschi al top. Gli esperti hanno parlato di una delle migliori vendemmie degli ultimi anni. Sono stati 60,6 mila i quintali di uva prodotta nei circa 900 ettari bergamaschi (57,2 mila i quintali 2005), per un totale di 42,5 ettolitri di vino prodotto (a fronte dei 40,6 ettolitri dell’anno precedente).
Riscontri positivi anche per i comparti olivicolo e florovivaistico. La produzione di olive relativa ai 132 ettari investiti ha conosciuto un trend di crescita nell’ordine del 3-5% rispetto al 2005, consentendo di superare i 220 quintali di olio. Il risveglio di interesse per il verde urbano, sia pubblico che privato, riscontrabile sempre più diffusamente anche negli strumenti urbanistici, tende invece a sostenere il settore florovivaistico.
E veniamo alla cosiddetta agricoltura multifunzionale. Sul territorio bergamasco operano, regolarmente autorizzate, 100 aziende agrituristiche, di cui 48 in zona montana, 23 in zona collinare e 29 in pianura. Il sistema agrituristico bergamasco è in grado di offrire 3.859 posti-pasto e 456 posti-alloggio. L’apporto economico di queste attività si attesta a 20,8 milioni di euro. Continua anche il trend positivo delle fattorie didattiche (62 in tutto).
Dati contrastanti per le produzioni animali. «Per i bovini - dice l’assessore - si è avuta una contrazione degli allevamenti a carne bianca per adeguamenti alle norme sul benessere animale. I dati dimostrano tuttavia un comparto ancora vitale. Ma mentre la carne bovina ha dato segni di ripresa sui mercati, il comparto latte è ancora in evidente difficoltà per il prezzi di mercato del latte alla stalla che non accennano ad aumentare con conseguente difficoltà delle imprese agricole a coprire i crescenti costi di produzione». Notevole l’incremento del numero delle bufale da latte (più 1.700 nel triennio 2003-2006).
In netta ripresa il comparto suinicolo rispetto alla fine del 2005. Nella Bergamasca sono 104 le aziende zootecniche che allevano suini in forma professionale.
Nella produzione di miele la provincia di Bergamo ha fatto registrare un dato in controtendenza dato che a livello nazionale si è registrato un calo del 30%. La produzione complessiva 2006 degli oltre 20 mila alveari provinciali ha eguagliato quella dell’anno scorso, attestatasi a oltre 4 mila quintali.
In conclusione, l’assessore Pisoni rileva che «la cooperazione è il tassello mancante che consentirebbe il salto di qualità al settore. Attualmente solo il 10% del fatturato complessivo dell’agricoltura orobica è veicolato attraverso strutture cooperative, contro oltre il 60% della Ue».(01/03/2007)
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