Uno stillicidio di crisi aziendali (piccole e grandi) che lasciano sul campo tanti posti di lavoro, ma anche l’allarme sicurezza: per il mondo metalmeccanico bergamasco sono queste le due emergenze. Emergenze che hanno tenuto banco anche all’ultimo direttivo della Fiom-Cgil di Bergamo che ha preso in esame la situazione nelle fabbriche bergamasche alla luce anche della crescita che sta caratterizzando la nostra economia dopo un triennio di grandi difficoltà.
Mirco Rota, segretario provinciale della Fiom è partito dal caso Donora Candy per affrontare le situazioni di difficoltà: «da quasi un anno i 250 lavoratori si trovano in Cassa integrazione a zero ore, dopo la chiusura dello stabilimento a luglio 2006, a seguito del trasferimento delle attività nella Repubblica Ceca».
E sul tema il consiglio generale della Fiom ha approvato un ordine del giorno in cui si «lancia un appello a tutte le istituzioni perché il sito produttivo che solo cinque anni fa dava lavoro a 650 persone possa rappresentare, anche per il futuro, una occasione di lavoro per i lavoratori in Cassa integrazione, ma anche possibilità di sviluppo per un territorio dove anche la ripresa economica in atto, da sola, non è sufficiente».
Tra le altre emergenze in Bergamasca la Fiom ha ricordato la situazione della Mcs di Urgnano («88 lavoratori, di cui 40 in Cassa integrazione») e della Neolt di Ponte San Pietro («su 177 dipendenti 50 sono in Cassa fino a settembre»). Tra le situazioni difficili è stata citata anche la Toora di San Paolo d’Argon mentre come caso eclatante della situazione odierna è stato portata la vicenda della Mazzini Ici di Ciserano dove a rischiare il posto di lavoro sono in 13.
(01/04/2007)
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